Caracciolo al Master di intelligence: “L’Italia deve prendere atto della tempesta americana”
Lucio Caracciolo, docente, saggista e direttore di “Limes”, ha tenuto una lezione dal titolo “La Tempesta Americana. Analisi tattica e strategica del mondo che verrà” durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
Caracciolo ha spiegato che “per tempesta americana si intende una crisi strutturale degli Stati Uniti che ha origine in una imprecisa lettura della fine della Guerra Fredda. Gli States non sono stati in grado di prevedere e valutare la fine del loro nemico principale, l’Unione Sovietica. Non considerando che la fine dell’Urss obbligava gli Stati Uniti a gestirne la sfera d’influenza, operazione molto costosa sotto ogni profilo".
Secondo il docente, “un altro elemento che ha determinato la crisi strutturale deriva dalla riduzione sia demografica nonché del peso sociale e politico del ceppo bianco anglosassone, che dirige la società americana. In tale contesto si può parlare di “razzismo sistemico” interno agli Stati Uniti d'America, a cui si è riferito anche l’attuale Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Le elezioni degli USA, nel novembre scorso, hanno dimostrato che la faglia più grave di questo corto circuito interno si trova nel Midwest, e colpisce la classe media americana che ha subito il processo di deindustrializzazione. Esiste poi una frattura netta tra le élite costiere liberal e l'America profonda”.
“E’ in crisi- sostiene Caracciolo - l’identità degli Stati Uniti d’America”. Ed a tal proposito ha citato il testo di Samuel Huntington “Chi siamo?”, che esprime la difficoltà di assimilare gli ispanici e altre popolazioni non affini al ceppo dominante, legato alla missione americana nel mondo e ai suoi principi di libertà, democrazia e di difesa dei diritti umani. E’ in discussione ciò che permetteva di definire gli Stati Uniti come l'impero del bene, di riporre una fiducia religiosa nella propria Nazione. Un vero atto di fede verso l’America, religione di se stessa”.
“Storicamente – ha proseguito - gli americani diventano impero nel giugno 1940, quando entrano nella seconda Guerra Mondiale, perché decidono che non può imporsi in Europa una potenza anti-americana. Alla base della nascita dello Stato Americano è posto il principio della superiorità dell’individuo sulla società, che da un lato determina la supremazia del singolo sulla collettività e dall’altro evidenzia la debolezza strutturale dello Stato. E’ esemplare in tal senso il secondo emendamento del 1791 alla Costituzione che riconosce il diritto al popolo di detenere armi”.
Caracciolo ha poi proseguito sostenendo che “oggi il rischio maggiore per l’America è che si costituisca un allineamento tra Pechino, Mosca e Berlino, che potrebbe avere un effetto sconvolgente sul sistema mondiale, riducendo di fatto il peso dell'America nel mondo.
Per gli Stati Uniti, la Russia e la Cina sono i principali nemici. E nello scontro per il dominio del mondo nel prossimo futuro, c’è il controllo di Taiwan, che può rappresentare il blocco o la piattaforma di lancio della potenza oceanica cinese: se la Cina prendesse il controllo dei mari l’impero americano perderebbe. Taiwan è considerata dalla Cina come una provincia ribelle che nel 2049 dovrebbe ritornare alla madrepatria. Motivo per cui l’America di Joe Biden dovrà necessariamente continuare a difendere l’indipendenza di Taiwan”.
Per tali motivi il controllo del Mediterraneo sarà sempre più importante e centrale nell’espansione geopolitica degli Stati. “L’Italia - ha detto - deve guardare al Mediterraneo non nella dimensione Nord e Sud ma Est- Ovest. Bisogna avere ben presente qual è l'interesse nazionale del nostro Paese, tenendo conto che il Mediterraneo è scenario di interessi anche per Russia e Turchia, certamente non amici degli Stati Uniti d'America. Ma sembra che il nostro Paese abbia perso di vista questo aspetto”.
Caracciolo ha infine approfondito quello che sta accadendo in Italia. “Il Governo Draghi - ha detto - non è un normale esecutivo di transizione ma rappresenta un passaggio di regime. La cosiddetta prima repubblica si è decomposta nel 1992, in coincidenza, a livello internazionale, con il crollo dell'impero sovietico e a livello nazionale con gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
A tal proposito, Caracciolo ricorda che, dopo avere perso rovinosamente la guerra, l'Italia è costretta a sottoscrivere il Trattato di Pace del 1947, che poco si conosce e si studia poiché da questo discende gran parte di quello che è dopo accaduto. La Costituzione Italiana - argomenta ancora - richiamando la definizione di Costantino Mortati, si può considerare un Trattato Internazionale redatto sotto l’influenza di altri Paesi: gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica ed il Vaticano, che nel 1945 era una grandissima potenza mondiale.
“Oggi - ha spiegato - tutto sta cambiando in modo vorticoso e questi cambiamenti esterni ci toccano in modo particolare. In questo quadro complesso la scelta di Mario Draghi è la premessa per superare una crisi politica, economica e sociale che perdura da anni. Draghi ha forti legami con gli Stati Uniti d'America e con l'Europa e in particolare con Francia e Germania ma soprattutto è una persona pragmatica. E’ certamente una personalità eminente che tuttavia dovrà dimostrare sul campo le sue capacità politiche e soprattutto geopolitiche. E dovrà, specialmente saper utilizzare bene i duecento nove miliardi del Recovery fund (probabilmente molti meno) nei prossimi mesi e anni, redigendo progetti credibili per l’Unione Europea, le agenzie di rating e i fondi sovrani. Non tralasciando il rilancio del sud d’Italia senza il quale questo Paese rischia di deflagrare”.
“Draghi dovrà fare tutto questo tenendo conto di due fattori: il primo è che la maggioranza dei suoi ministri provengono dal Nord ed il secondo è che non può contare su un apparato statale efficiente ed efficace. Tra pochi mesi quindi sapremo quale sarà il nostro destino che potrà avere due epiloghi: o assisteremo alla nostra rinascita oppure al fallimento della nostra politica economica e sociale. Occorre considerare poi – ha precisato - le direttrici di fondo del percorso appena avviato da Draghi: restare all’interno dell’Alleanza Atlantica, recuperandovi un ruolo; rimanere necessariamente all’interno dell’Eurozona, perché se fallisce il sistema finanziario italiano viene compromesso quello europeo e quindi quello mondiale; accentrare poteri e responsabilità, in vista di una repubblica di fatto presidenziale”.
Caracciolo ha concluso precisando che “ci sono tre elementi su cui bisogna seriamente riflettere: il declino dell'influenza americana, l’aumentata incidenza della Germania ed il ruolo fondamentale della Francia. Ed è proprio in tale contesto che occorre identificare e perseguire l’interesse nazionale”.