Mini al Master di intelligence “C’è bisogno di persone con capacità decisionali”
Fabio Mini, Generale e Saggista ha tenuto una lezione dal titolo: “Le guerre del futuro tra geoeconomia e sicurezza privata” durante il Master in Intelligence, diretto da Mario Caligiuri. Mini ha inizialmente analizzato alcuni interventi tenuti durante il master in intelligence dai relatori, che lo hanno preceduto. Ed ha affermato che “cercare di definire l’intelligence è profondamente incerto, poiché potrebbero alimentarsi le confusioni sulle finalità e le azioni. È importante, invece, capire che l'intelligence opera in una realtà complessa in cui le informazioni possono essere manipolate, accentuando errori e ritardi.
A proposito, il generale ha affermato che "nel contesto dello globalizzazione si è passati dalla interdipendenza alla competizione, fino ad arrivare al conflitto tra Stati. Esiste, inoltre, una sovrapposizione di minacce che possono essere criminali, sociali, economiche, finanziarie, psicologiche e militari. E tuttavia la sicurezza pubblica ha abdicato alla sua funzione in favore della sicurezza privata, che ha assunto il sopravvento. Ma non bisogna dimenticare che la sicurezza privata è la sicurezza che viene svolta nell'interesse privato in contrapposizione all'interesse pubblico.
Mini ha quindi sostenuto che sulla scena internazionale si muovono attori, comprimari, sostituti e comparse e spesso le funzioni e le azioni di questi soggetti vengono confuse. “Infatti -ha spiegato - i comprimari fanno da supporto agli attori principali, i sostituti combattono le guerre per conto di altri e le comparse sono utilizzate per comodità di azione. A riguardo, basti pensare alla funzione del terrorismo internazionale, ad esempio all'Isis, oppure ai sistemi criminali , che operano per conto ed in sostituzione di altri soggetti, che rimangono dietro le quinte”.
"In questo scenario internazionale complesso - ha detto il generale- siamo agli albori di una nuova guerra fredda. E pertanto bisogna aspettarsi l’aumento dei conflitti sia diretti che indiretti. Già da tempo si sta combattendo una guerra dell’informazione ed una guerra per il controllo del cyberspazio".
La guerra fredda globale, ha evidenziato, non è affatto finita nel 1989. “Dal secondo dopoguerra in poi abbiamo assistito a varie fasi che hanno distinto l’ordine mondiale: da 1945 al 1991 la fase bipolare della guerra fredda, quella più stabile. Successivamente dal 1991 al 2001 sono prevalse le logiche economiche, anche all'interno dell’intelligence. Il periodo compreso tra il 2001 fino al 2009 è stato segnato dalla lotta al terrorismo. Mentre il periodo compreso tra il 2009 ed il 2017 è stato caratterizzato dalla dottrina di Barack Obama sul disimpegno degli Stati Uniti dai conflitti regionali mondiali, tuttavia determinandone altri. Dal 2017 al 2021 tutti gli Stati hanno cercato, seppur con difficoltà, di promuove una politica di protezionismo, cercando di tutelare gli interessi nazionali. Oggi siamo nella fase del Covid 19 e non sappiamo quando finirà. Il dato certo è che la guerra pandemica provocherà conflitti generazionali e la prevalenza della scienza e della tecnologia sarà permanente; dovremo allora abituarci a convivere con i virus e con le vaccinazioni di massa".
"Nel prossimo futuro - ha argomentato Mini ci saranno guerre ambientali per l'acquisizione di spazi territoriali, come sta già avvenendo per il controllo dell'Africa da parte della Cina. Lo scontro sul global commons per il controllo delle risorse comuni, dei fondali marini, del cyberspazio e dello spazio sarà sempre più duro. Lasceremo, quindi, in eredità alle giovani generazioni: insicurezza, il primato delle tecnologie sulla strategia e una guerra combattuta attraverso gli algoritmi ed i social media, per ottenere il controllo della mente umana. Saranno costruite delle megalopoli iper-tecnologizzate ed il capitalismo della sorveglianza porterà alla completa eliminazione della privacy. Il ventunesimo secolo sarà, altresì, caratterizzato da una lotta senza quartiere tra stati legali e poteri criminali"
"In tale scenario - ha concluso il docente - il mondo va ripensato. Sono necessari nuovi equilibri di potenza. Nei cambiamenti che si profilano gli organi di intelligence devono valutare le informazioni digitali, confrontarsi con quelle quantistiche che aumenteranno in modo esponenziale e metteranno in crisi i sistemi organizzati degli Stati. E’ necessario, quindi, avere uomini al comando con spiccate capacità decisionali. Inoltre è necessario ridurre i tempi biologici di apprendimento delle persone diversamente, altrimenti saremo sommersi e guidati dall'intelligenza artificiale. Non è un caso, se la Defense Advanced Research Projects Agency dal 1994 porta avanti un progetto per aumentare i processi cognitivi e le capacità decisionali degli esseri umani attraverso lo stimolo, con strumenti tecnologici, di alcune aree del cervello. Al momento gli studi compiuti hanno già permesso di migliorare la capacità d'interazione simbiotica fra uomo e computer o uomo e macchina in campo militare e civile".