“L’analisi di intelligence per il contrasto alle mafie”: la lezione del comandante Angelosanto all’UniCal

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“Occorre colpire il centro di gravità delle mafie. Lo Stato deve prevalere nella supremazia informativa” queste le parole del Comandante del Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri, Pasquale Angelosanto, nella sua lezione sul contrasto alle mafie. La lezione si è tenuta durante il Master di Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Il Comandante ha sottolineato fin dall’inizio la stretta correlazione tra le indagini complesse, mirate ad esempio a spezzare le organizzazioni criminali, e l’intelligence quale “attività che si sostanzia nella ricerca ed elaborazione di informazioni”. Continua il comandante: “Tale attività, quanto mai lontana dal concetto di approssimazione, si sviluppa attraverso una minuziosa e profonda pianificazione che parta col definire con chiarezza quale sia l’esigenza informativa, il fabbisogno informativo, gli ambiti di ricerca e quindi le procedure di elaborazione”. Ha poi proseguito sostenendo che “l’intelligence deve pervenire a quadri di situazione e previsionali oggettivi e attendibili che, nel caso delle indagini antimafia, corrispondono ad una rappresentazione esaustiva del fenomeno criminale di interesse”.

“Il risultato finale a cui tende il processo di intelligence nel contrasto alle mafie” - ha affermato il generale – “è quello di individuare i Centri di Gravità delle organizzazioni investigate ove orientare gli sforzi operativi. Concetto questo del Centro di Gravità di derivazione militare che, applicato all’ambito delle indagini, sta ad indicare gli elementi dai quali una organizzazione criminale trae la sua fonte di forza che le consente di portare a termine il proprio disegno criminoso al venir meno dei quali la struttura vede compromesse le proprie capacità di funzionamento”.

Angelosanto ha concluso precisando che “il sistema di contrasto del ROS alle mafie, pur essendosi costantemente perfezionato, ha mantenuto, secondo gli insegnamenti del Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, sempre fermo il principio della necessità di una approfondita conoscenza del nemico e dell’adozione di soluzioni investigative tecnologicamente avanzate. Il processo di intelligence e conseguentemente di metodi di lavoro basati su di esso diventano qualcosa di ineludibile. Solo l’applicazione di un rigoroso processo di intelligence consente di dare una lettura estesa e sistematica a fenomeni criminali di straordinaria complessità e di avviare manovre investigative coerenti con tale complessità e dotate di quella profondità e ampiezza che sole possono portare a risultati in grado di compromettere il funzionamento delle organizzazioni mafiose”.