Bufera al Corap, Gdf: “stipendi gonfiati”, tre dirigenti indagati per peculato

Catanzaro Cronaca

Sono indagati per peculato tre dirigenti del Corap, il Consorzio regionale delle attività produttive. I funzionari, secondo l’accusa, tra il 2018 e il 2019 avrebbero percepito indebitamente delle maggiori retribuzioni.

Per questo motivo i militari della Guardia di finanza di Catanzaro, su disposizione della Procura della Repubblica, hanno eseguito a loro carico un provvedimento di sequestro preventivo per equivalente e per un importo complessivo di poco più di 168 mila euro.

La misura è stata emessa dal gip del Tribunale del capoluogo, Giulio G. De Gregorio, nei confronti di Pasqualino Filella, 41enne di Paola; Francesco Rechichi, 54enne di Reggio Calabria; e Filippo Valotta, 56enne di Vibo Valentia.

Per lo stesso reato è indagata anche la commissaria straordinaria pro tempore del Corap, Maria Rosaria Guzzi, 65enne di Castrolibero.

L’indagine, diretta dai Sostituti Chiara Bonfadini e Anna Chiara Reale, con il coordinamento dell’Aggiunto Giancarlo Novelli e del Procuratore Nicola Gratteri, è partita lo scorso anno.

Il Nucleo di Polizia Economica-Finanziaria della Guardia di Finanza del capoluogo di regione, in collaborazione con la Sezione di Polizia giudiziaria elle fiamme gialle, ha avviato le attività dopo una denuncia sporta dal Revisore Unico del Consorzio e con la quale erano state segnalate delle presunte irregolarità nella retribuzione erogata dall’Ente in favore dei dirigenti, sin dal momento del loro transito dagli ex Consorzi Provinciali ASI (Area di Sviluppo Industriale) al neo istituito Corap.

LE INDAGINI

Le indagini, partite nel 2020, avrebbero evidenziato che i dirigenti abbiano inizialmente sottoscritto con il Commissario Straordinario pro tempore del Corap, degli accordi contrattuali la cui retribuzione era stata stabilita in base ai parametri del trattamento economico previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento.

Invece, e dopo solo 10 mesi, sarebbero stati riconosciuti ai tre degli assegni ad personam, per un totale prossimo ai 170 mila uro, incassati dai beneficiari negli anni 2018 e 2019.

La maggiore retribuzione accordata ai tre dirigenti – che per questo sono ora indagati a piede libero - era stata “contabilizzata” e corrisposta in forza di scritture private che, recepite e tradotte dal Commissario Straordinario con propri decreti, hanno portato all’accreditamento di stipendi, con maggiori oneri finanziari a carico dell’Ente.

Gli accertamenti dei militari hanno quindi evidenziato delle presunte irregolarità nei provvedimenti di spesa adottati dalla commissaria Guzzi, dal momento che la stessa, in accordo con i dirigenti indagatie in violazione a quanto previsto dalle norme sulla gestione dell’Ente stesso”, non avrebbe mai trasmesso alla Giunta Regionale della Calabria gli atti amministrativi e di gestione che, invece, avrebbe avuto l’obbligo di inviare.

IL SEQUESTRO

Il gip del Tribunale di Catanzaro, accogliendo integralmente le richieste avanzate dalla Procura della Repubblica, ha quindi disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca obbligatoria anche per equivalente, delle disponibilità finanziarie e dei beni immobili dei tre indagati, sino alla concorrenza del profitto del reato di peculato, appunto per un totale di circa 169 mila aeuro.

In esecuzione del provvedimento sono state sequestrate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro disponibilità finanziarie e tre immobili nei comuni di Cosenza e Vibo Valentia.