Candidata alle regionali la mamma de biologo vittima di un’autobomba a Limbadi
Sara Scarpulla, la mamma coraggio del biologo Matteo Vinci, assassinato con un’autobomba a Limbadi nel 2018 (QUI), sarà candidata alle prossime elezioni regionali calabresi col Movimento 24 agosto-Equità Territoriale, guidato dallo scrittore e meridionalista Pino Aprile.
A rendere ufficiale la notizia è stato lo stesso Aprile, spiegando che la signora Scarpulla, “non voleva accettare la nostra offerta di candidatura”.
“La tragedia che ha devastato la sua famiglia – scrive su Facebook Pino Aprile – ha ucciso il futuro. Matteo era l’unico figlio; Ciccio è rimasto invalido; Sara ha sulle spalle il dolore e la memoria. ‘Come faccio, con quello che ho nel cuore e a casa?’, ci aveva detto”.
Il “Movimento 24 agosto – Equità territoriale”, allora, non voleva “forzare la sua volontà” ma “due cose, giusto due, era mio dovere – scrive Pino Aprile – dirgliele: ‘Sara, hai ragione; forse noi chiediamo troppo, pretendendo che tu torni a batterti dopo quello che vi è stato fatto. Ma il guaio con la mafia è proprio questo: piegano gli altri con il dolore e passano sulle loro vite. È difficile fare di quel dolore un’arma di giustizia, ma non ce n’è un’altra per chi è stato colpito così duramente. Diciamo così, allora: non lo chiedo a te, ma a tuo figlio. Cosa avrebbe risposto?'”.
“Sara ha taciuto – continua Pino Aprile – qualche ora dopo ha mandato un messaggio: ‘Matteo non si sarebbe tirato indietro’. Siamo onorati, commossi e fieri di dire ai calabresi perbene, ai nostri giovani costretti ad andare via sfiduciati: se Sara, con la sua famiglia e quello che ha patito, riprende a battersi per una Calabria migliore, nessuno di noi può fare di meno. Il suo esempio è la nostra bandiera”.
Il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale quindi, “sosterrà in tutte le sedi” la battaglia dei genitori di Matteo Vinci: “Siamo onorati di poter fare della storia e delle battaglie dei Vinci la nostra bandiera contro i Mancuso di Limbadi e la ‘ndrangheta”. Le persone perbene “devono tantissimo alla coerenza, all’esempio e al dolore dei Vinci, privati dell’unico figlio; ed è bene dirlo e agire di conseguenza, dal momento che – riprendendo le parole di Sara Scarpulla – ‘nessun ente pubblico, il Comune, la Regione, lo Stato nelle sue istituzioni, o associazione antimafia ha voluto costituirsi parte civile con noi al processo contro gli imputati per l’assassinio di nostro figlio e l’invalidità di mio marito Ciccio'”.