Relazione Dia. Dal lockdown al welfare criminale: gli appetiti sulle risorse per il rilancio

Calabria Cronaca

Sei mesi, quelli a cavallo tra gennaio e giugno dell’anno scorso, caratterizzati dall’emergenza covid-19: una presenza, quella del virus nel nostro Paese, col suo seguito di tragiche morti e di crescenti disagi economici per molte fasce di cittadini, che per questo “può rappresentare un’ulteriore opportunità di espansione dell’economia criminale”.

Una constatazione, questa, che viene fuori dalla relazione semestrale (QUI) che la Dia, la Divisione Investigativa Antimafia, consegna puntualmente, due volte l’anno, al Parlamento Italiao.

Una fotografia, in pratica, dell’andamento della delittuosità riferita, in questo caso specifico, al periodo del lockdown e che ha mostrato come le organizzazioni mafiose, a conferma di quanto previsto, si siano mosse con una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio, “ritenuto elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”.

Dunque, un controllo del territorio abbinato alla disponibilità di liquidità che - secondo gli investigatori antimafia – “potrebbero rivelarsi finalizzati ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà”.

Si prospetterebbe quindi e di conseguenza il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole – “ossia quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge principalmente l’economia del sistema nazionale” - vengano fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti.

IL TREND DEI REATI “SPIA”

A supporto di questa ipotesi la Dia porta l’analisi dei dati sul numero dei reati commessi durante il periodo della crisi sanitaria, raffrontati con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, per da verificare, quantomeno sul piano statistico, quali effetti il periodo di lockdown abbia determinato sulla delittuosità di matrice mafiosa e su altre fattispecie “spia”.

Dati che raccontano come il totale dei reati commessi da aprile a settembre 2020 mostrino che, “a fronte di una fisiologica diminuzione di alcuni” di essi, come ricettazione, contraffazione, rapine, etc., “trend, quest’ultimo, in linea con la forzata chiusura della mobilità sociale e produttiva”, si sia assistito all’aumento di altri reati, come lo spaccio di stupefacenti e il contrabbando, “espressivi del controllo del territorio da parte delle consorterie, le quali sono riuscite a rimodulare la propria operatività in questi settori”.

Analoghe considerazioni possono essere effettuate l’estorsione e l’usura, che hanno visto solo una leggera flessione rispetto al passato.

“Ciò - spiega la relazione Dia - in quanto, come detto, i sodalizi si sarebbero inizialmente proposti alle imprese in difficoltà quale forma di welfare sociale alternativo alle istituzioni, salvo poi adottare le tradizionali condotte intimidatorie finalizzate ad acquisire il successivo controllo di quelle stesse attività economiche”.

La capacità di infiltrazione delle mafie e di imprenditori senza scrupoli nella pubblica amministrazione, anche in questo momento di crisi, emerge chiaramente con l’andamento dei reati di “induzione indebita a dare o promettere utilità”, traffico di influenze illecite e frodi nelle pubbliche forniture, “tutti in aumento rispetto allo stesso periodo del 2019”.

IL MONITORAGGIO PERMANENTE

Tra l’altro e proprio per contrastare le contaminazioni mafiose nel settore, nei primi giorni di aprile del 2020 il Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, ha istituito, con proprio Decreto, l’Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso.

Una struttura chiamata a mettere a sistema tutte le informazioni utili ad anticipare ogni iniziativa di espansione, di alterazione del mercato, di inquinamento del tessuto economico, di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all’assegnazione degli appalti da parte della criminalità organizzata.

L’obiettivo è quello di condividere le informazioni di cui dispongono tutte le Forze di polizia, per intercettare le tendenze criminali tanto in chiave preventiva, quanto di contrasto investigativo.

La prospettiva è quella di esaminare la situazione attuale per prefigurare lo scenario criminale dei prossimi anni, che andrà evidentemente a sovrapporsi ad un sistema economico già segnato da un PIL in forte recessione.

Diventa pertanto fondamentale intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a “rilevare” le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il cosiddetto welfare criminale ed avvalendosi dei capitali conseguiti illecitamente mediante i classici traffici illegali, dall’altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese.

L’individuazione di questi indicatori potrà avvenire solo attraverso una costante azione di contrasto alle attività illecite. “Tutto ciò si tradurrà, quindi, in un forte potenziale per l’imprenditoria sana che sarà, così, messa in grado di rilanciarsi sul mercato, nonostante i rallentamenti subiti”.

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