Processo “Rinascita-Scott” a Presa Diretta: Camere Penali accusano Iacona che non resta zitto

Calabria Cronaca

È polemica in queste ore sulla trasmissione di Rai Tre “Presa Diretta” e, soprattutto, attorno al conduttore Riccardo Iacona in seguito alla puntata di lunedì scorso e dedicata interamente al maxi processo contro la ’ndrangheta in corso nell’aula bunker a Lamezia Terme, scaturito dall’inchiesta “Rinascita Scott” contro la criminalità organizzata condotta dalla Procura di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri.

Da un lato ci sono le Camere Penali calabresi che accusano il programma di aver “delegittimato il processo” e dicono “No alle sentenze scritte dalle trasmissioni televisive. Si aspettino le sentenze”.

Dall’altra c’è il conduttore Iacona che non manda giù le accuse e precisa “io non ho fatto un processo in tv” ma reputa allo stesso tempo che “bisogna tornare a parlare in televisione di queste cose”.

UCP LOCRI: “IACONA HA DELEGITTIMATO PROCESSI”

“Non occorreva l’indovino Tiresia (secondo la mitologia greca reso cieco dagli Dei affinché non profetizzasse argomenti “segreti”) per immaginare quello che sarebbe avvenuto da lì a poco nella trasmissione televisiva del servizio pubblico “presa diretta”: il processo Rinascita Scott è stato celebrato dalla Tv di Stato (Rai Tre) con la condanna anticipata di tutti gli imputati”.

È questo ciò che ritengono i componenti delle Unione Camere Penali Locri, che reputano la discussione aperta dal conduttore di Presa Diretta un “attacco scriteriato e indiscriminato alla presunzione d’innocenza e ai principi costituzionali del giusto processo”.

Le camere penali calabresi fanno sapere che avevano “avvertito e denunciato il rischio che la diffusa delegittimazione della funzione difensiva - frutto dell’abusata assimilazione tra l’avvocato e le ragioni del proprio assistito – risultasse “plasticamente” raffigurata dalla “colossale” macchina giudiziaria messa in piedi dalla Procura di Catanzaro, senza alcuna tutela per le istanze a presidio delle libertà individuali. Si è già detto: “emerge lampante come un processo elefantiaco a carico di 480 imputati si risolva “fisiologicamente” (sia consentito l’ossimoro) in un rito sommario nei confronti di “categorie criminologiche” assistite dalla presunzione di colpevolezza. Il resto è teatralità”. “

“Da avvocati penalisti – precisano nella nota i penalisti - abbiamo il dovere di resistere alle barbarie del processo virtuale, mediatico, anticipato, capace di condizionare non solo l’opinione pubblica, ma soprattutto i giudici che compongono il Tribunale del processo Rinascita Scott. Avevamo paventato - a ragione - che la spettacolarizzazione dell’inchiesta potesse nuocere alla dignità e alle sorti processuali dei soggetti coinvolti."

"Oggi - chiosano - si ha la certezza che la sovraesposizione degli atti d’indagine, interpretati come nelle migliori fiction dai loro stessi protagonisti, verranno valutate come prove della responsabilità penale dei singoli. Violando la riservatezza e la salvaguardia della “verginità” cognitiva dei giudici, sono stati escussi testimoni, riprodotte intercettazioni (senza il filtro del perito), divulgate immagini, esibiti atti ripetibili d’indagini, il tutto nell’assenza assoluta di un valido contraddittorio. A chi interessa (non si è fatto minimo accenno nella trasmissione) se buona parte (circa 200) delle misure cautelari applicate siano state successivamente censurate nelle sedi giudiziarie del gravame.”

“Sotto lo scudo del diritto di cronaca si è materializzato un attacco cruento ai principi cardinali del sistema penale, - avanzano Unione Camere Penali Locri - le informazioni somministrate senza il filtro di un interlocutore capace di offrirne un’analisi corretta all’opinione pubblica. La libertà personale, la tutela dell’immagine, la difesa della dignità dei soggetti inquisiti, il diritto a un equo e giusto processo, tutti sacrificati sull’altare di un giustizialismo propagandistico e inquisitorio, degno di una TV di regime".

"Assistiamo, oramai assuefatti - preseguono - all’abuso costante del diritto-dovere di informare da parte dei media, i quali, pur di perseguire l’audience e il successo editoriale, prestano il fianco alle logiche di un potere illimitato nelle mani di un tiranno che tratta i propri cittadini come sudditi. Una sorta di realtà “parallela” frutto sapiente di una sceneggiatura montata ad arte dalla testata giornalistica pubblica.”

L’allarme lanciato dai rappresentanti delle camere penali calabresi è che “l’uso distorto del diritto d’informazione, l’annientamento delle garanzie processuali, la violazione sistematica del diritto di difesa, non indeboliscono, ma all'opposto rafforzano la criminalità organizzata, amplificando logiche e spinte antistatali che trovano nuova linfa nell’animo di coloro che non credono più che l’imputato abbia il diritto di difendersi nel processo e nel rispetto delle regole”.

Le Camere Penali Calabresi, nel ribadire il momento drammatico che l’esercizio del diritto di difesa vive sul proprio territorio, propongono alla Giunta di “voler proclamare lo stato di agitazione dell’avvocatura penalista, accompagnata da iniziative di carattere politico sull’intero territorio nazionale”.

IACONA : “HO FATTO QUELLO CHE DEVE FARE UN GIORNALISTA”

“Io ho fatto quello che deve fare un giornalista: ho parlato dell’indagine Rinascita Scott. Io non faccio la cronaca del processo.” Dichiara il conduttore che aggiunge: ”Il processo è cominciato da due mesi. Chissà quanto ci vorrà prima che finisce. Ma le dinamiche processuali che c’entrano con un’inchiesta che è stata fatta nel 2019 e di cui hanno parlato nel mondo intero, per i contenuti importanti che ha? E sono questi contenuti quelli che ho raccontato io”.

“C’è bisogno che i giornalisti italiani – sottolinea Iacona – tornino ad occuparsi della ’ndrangheta, che non lascino soli i tanti magistrati che lavorano su questo terreno in tutta Italia e che invece utilizzino le loro inchieste per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su un pericolo gravissimo che abbiamo nel nostro Paese: l’inquinamento del tessuto democratico ad opera di organizzazioni che sono talmente potenti che, come insegna Rinascita Scott, riescono anche a dilagare in quella terra di mezzo dove ci sono i professionisti, deve c’è l’economia e così via”.