Lsu-Lpu calabresi, insorge l’Usb: “lavoratori stabilizzati a metà”
“Solo qualche giorno, nel fare un punto sulla situazione generale dei lavoratori ex Lsu-Lpu calabresi, paventavamo il rischio di una “stabilizzazione” a sole 16 ore per le 5 (non 500 o 5mila, ma 5) unità che ancora permangono nel bacino di competenza della Regione Calabria. Ci sembrava una cosa fuori da ogni logica, visto che questi lavoratori, oltre il loro percorso e il loro impegno all’interno della macchina regionale, hanno pure superato una selezione “per l’assunzione, a tempo indeterminato e a tempo parziale (26 ore)”, come recita l’avviso pubblicato nel Burc n.122 del 28 dicembre 2020. Perché quindi contrattualizzare persone a 16 ore, quando la richiesta è di 5 figure professionali a 26 ore settimanali, se non addirittura full time?” Lo scrive in una nota l’Unione sindacale di base in merito alla vicenda dei lavoratori stabilizzati ma non a tempo pieno.
“La realtà purtroppo -prosegue l’Usb nel comunicato – ha superato la più pessimistica delle previsioni e a questi lavoratori è stato proposto un contratto a 15 ore settimanali per i profili C e addirittura a 13 ore per i profili D. Magari il Presidente f.f. Spirlì o l’assessore al lavoro Orsomarso, durante qualche diretta facebook, avranno modo di spiegarci se intendono questo come un premio per il lavoro svolto in questi anni, una gratificazione per persone che hanno anche assolto compiti di responsabilità nel loro percorso lavorativo. O ci potranno tranquillizzare sul fatto che questo taglio non sia dipeso della mancanza di santi in paradiso, e quindi, a causa del loro livello di inquadramento, dalla necessità di lasciare spazio a qualcuno più “qualificato” e “meritevole”. O forse ce lo potrà spiegare qualche consigliere regionale che, in vista delle prossime elezioni, tira per l’occasione la testa fuori dalla sabbia e si accorge del dramma del precariato calabrese. Di certo – chiosa l’Usb- nessuno ci potrà spiegare come una famiglia possa arrivare alla fine del mese con un contratto a 13 ore settimanali. D’altronde ci abbiamo fatto il callo, e la considerazione nulla nei confronti del precariato, storico e non, calabrese non fa più notizia. Basti pensare ai 6 Lpu, sempre della Regione Calabria, che ancora non vedono alcuna prospettiva per il futuro, per non parlare di chi già, dopo la stabilizzazione nei vari enti, si è visto fortemente ridurre gli orari con stipendi da fame”.
L’Unione sindacale di base precisa che sarà “sempre al fianco dei precari e degli sfruttati, e - conclude- anche in questo caso siamo pronti a intraprendere ogni iniziativa per salvaguardare la dignità di questi lavoratori, calpestata dall’ennesimo atto di arroganza e di insensatezza”.