Tassa rifiuti, l’allarme di Confcommercio: “Costi in crescita nonostante attività chiuse”
Costi in crescita per la tassa rifiuti Tari. È l’allarme lanciato da Confcommercio che parla di “peso insostenibile e spesso ingiustificato, se si considerano le iniquità che lo caratterizzano”.
È emerso in un’indagine nazionale secondo cui il peso eccessivo della Tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese nonostante l’emergenza da Covid-19 abbia obbligato molte attività a chiudere e nonostante si sia registrata nel 2020 una contrazione del Pil di quasi 9 punti percentuali, con conseguente riduzione di consumi e di rifiuti.
A livello nazionale è stato quantificato un calo di più di 5 milioni di tonnellate di rifiuti, pari al 15% in meno rispetto all’anno precedente, calo che, in ogni caso, assorbe anche la produzione di dispositivi anti Covid (sostanzialmente mascherine) trattati come rifiuti indifferenziati.
“Nonostante la pandemia, l’ammontare complessivo della Tari si è attestato, nel 2020, su valori analoghi a quelli del 2019 e ciò è preoccupante considerata la peculiarità del 2020, che avrebbe dovuto comportare una conseguente sensibile riduzione di tale imposta” commenta Giovanni Ferrarelli, Direttore di Confcommercio Calabria Centrale.
“Restano invariati anche i divari di costo tra medesime categorie economiche ed è facile riscontrare come le attività quali ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, siano quelle più sofferenti -continua Ferarrelli, che aggiunge- nel rapporto tra euro/metri quadrati a Crotone si attesta un costo di ben 27,4 euro, per Catanzaro il rapporto è di 16,7 euro/metro quadrato e per Vibo Valentia di 15,2 euro”.
Così come per la gran parte dei Comuni capoluogo di provincia, anche nel nostro territorio si continua a registrare una spesa superiore rispetto ai fabbisogni, dal momento che per Vibo Valentia lo scostamento tra l’importo richiesto ed il fabbisogno è pari al 21,07%, per Crotone è pari al 11,19% e per Catanzaro al 9,58%.
Tutto ciò è assolutamente incongruente con le richieste attuate dall’Arera, l’autorità che ha assunto funzioni di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani, di ridurre la parte variabile della tassa tenuto conto della minore produzione dei rifiuti legata alla sospensione delle attività produttive per il COVID-19.
L’obiettivo era quello di indurre i Comuni al pieno ed integrale rispetto del principio europeo “chi inquina paga”: tale principio sarebbe dovuto essere il pilastro che avrebbe dovuto guidare l’azione degli enti locali nel rideterminare le tariffe in considerazione del particolare periodo storico e degli effetti prodotti dall’emergenza epidemiologica sulle attività produttive.
A dispetto della delibera dell’Autorità, i dati esaminati evidenziano come, nelle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia siano state mantenute le medesime tariffe del 2019.
Poco o nulla è stato fatto rispetto a quelle attività che sono rimaste aperte ma che, a seguito degli orari di attività ristretti, dei contingentamenti e della minor propensione dei cittadini a uscire e consumare, hanno registrato cali di fatturato significativi.
“Auspichiamo – conclude Ferrarelli - che si possa intraprendere un dialogo costruttivo e che, da una parte, si attuino interventi strutturali affinchè venga recepito il nuovo metodo tariffario determinato dall’Arera e, dall’altro, siano considerate misure emergenziali, visto il perdurare della diffusione epidemiologica da Covid-1, esentando dal pagamento della Tassa tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell’attività o a riduzioni di orario e a quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato e, quindi, dei rifiuti prodotti a causa della contrazione dei consumi”.