Violente estorsioni per finanziare la cassa del clan: ecco il “listino” sulla pelle degli imprenditori

Reggio Calabria Cronaca

Un vero e proprio “listino” ricostruito dagli agenti della Squadra Mobile e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato nel corso dell’operazione Handover (LEGGI), con annotate le cifre da estorcere ad imprenditori, commercianti e privati cittadini.

Una quantità di denaro significativa da prelevare con la forza ed in maniera sistematica, che costituiva la principale “cassa comune” del clan Pesce.

Una cassa che serviva per sostenere gli affiliati, in particolar modo le famiglie con uno o più membri in carcere ed i latitanti, e che prevedeva ingenti spese e, di conseguenza, ingenti riscossioni.

È solo dai dettagli emersi nel corso delle attività di indagine delle forze dell’ordine, però, che si riesce a quantificare il “peso economico” del clan nella quotidianità rosarnese.

SETTORE BOSCHIVO ED AGRICOLTURA

Diverse le testimonianza di estorsioni a soggetti operanti in settori agricoli e boschivi, cone nel caso di una richiesta di 1.000 euro all’anno ad alcuni proprietari di terreni in Rosarno, assieme ad un’ulteriore richiesta di almeno 5mila euro a carico di ignoti da destinare, espressamente, “ai carcerati”.

Un imprenditore boschivo invece è vittima di una richiesta di 4mila euro, da versare per avere “l’autorizzazione” della cosca a prelevare legname da terreni sotto la loro influenza.

Non disprezzate anche le “tassazioni” sulla compravendita di terreni tra privati. Chiesti 2.000 euro ad un soggetto che aveva semplicemente acquistato due terreni nel comune di Rosarno, ma anche una somma di denaro non quantificata richiesta ad un ulteriore soggetto che aveva acquistato dei fondi a San Ferdinando.

Un monopolio operato sia dalla cosca Pesce che dalla cosca Belloccho, che richiedevano 10 mila euro di “percentuale” su ogni compravendita di terreni ricadenti nelle loro zone di controllo.

IMPRENDITORIA E COMMERCIO

Particolarmente violenta l’attività estortiva nel settore commerciale ed imprenditoriale. Documentata la richiesta di 10mila euro ad un imprenditore di Rosarno, che non riuscendo a corrispondere l’intera somma è stato costretto a versare ulteriori 10mila euro di “penale”.

Un impresario edile, impegnato in un lavoro pubblico, sarebbe stato costretto a versarne 3mila di euro come “indennizzo” per dei lavori da realizzare a Rosarno, mentre un altro suo collega, impegnato in comune differente, sarebbe stato costretto a versare ugualmente un importo non quantificato.

Nella stessa condizione anche un imprenditore impegnato nel comune di San Ferdinando, che avrebbe pagato sempre 3mila euro dopo una serie di minacce e diversi danneggiamenti al proprio parco mezzi.

Il titolare di una ditta di trasporti è stato costretto, sotto minaccia, invece, a cedere una somma di denaro non quantificata: l’uomo avrebbe ceduto dopo le minacce di morte alle quali sono seguti alcuni colpi di arma da fuoco.

Stessa sorte per un imprenditore edile già vittima del furto di alcuni automezzi e di diversi danneggiamenti, che avrebbe subito ulteriori vessazioni in seguito al suo rifiuto di versare una cifra non quantificata di denaro.

Sempre sotto minaccia, un imprenditore della zona industriale di San Ferdinando avrebbe versato 10 mila euro, dopo numerose intimazioni: gli uomini del clan avrebbero fatto saltare in aria la sua attività se non avesse consegnato il denaro entro un termine prestabilito.