Ospedale di Locri, Cisl: “Crollo controsoffitto emblema di sanità che cade a pezzi”
“Operare e svolgere quotidianamente un servizio sanitario e di prossimità in una struttura importante e funzionale, punto di riferimento per un territorio vasto come quello della locride, non può e non deve essere un sacrificio”. È quanto affermano in una nota Rosy Perrone e Vincenzo Sera, rispettivamente segretario generale della Cisl e della Cisl-Fp reggina, in merito all’ennesimo crollo di una parte di controsoffittattura presso il nosocomio locrese (LEGGI).
“Il crollo del controsoffitto del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Locri, rappresenta l’emblema di una sanità reggina che cade a pezzi” affermano i sindacalisti, che parlano di “una sanità, guidata da un asset manageriale - a più livelli - che, nel passato recente, costantemente ed insistentemente, avevamo sollecitato come federazione Fp Cisl mettendo in evidenza alcune criticità che riguardavano appunto manutenzione, ristrutturazione e messa a norma dell’Ospedale di Locri”. Sollecitazioni cadute nel vuoto, che costringono così i lavoratori ad un “regime di sicurezza precaria, non più accettabile”.
“All' Asp che incontreremo appena possibile, evidenzieremo ogni criticità della quale siamo a conoscenza e porremo tanti quesiti, pur confidando in buoni risultati concertativi per il prossimo futuro, a partire dall’effettiva e conseguente qualità della spesa di fondi destinati alla ristrutturazione e messa in sicurezza dell’ospedale. Parliamo di 14 milioni di euro: che fine hanno fatto?” domandano ancora i sindacalisti, che ricordano come “un frangente di tempo relativamente ristretto di pioggia, per quanto intensa” difficilmente potrebbe aver causato il crollo al quale si è assistito.
“C’è da domandarsi se questo è riconducibile ad incuria o ad approssimativa gestione della struttura ospedaliera” concludono i sindacalisti, che attendono “un intervento immediato delle strutture commissariali ad ogni livello”. “Bisogna superare il concetto degli ospedali spoke della Città Metropolitana percepiti dai cittadini come strutture di serie b, collocandoli di fatto, in quella che può essere definita periferia sanitaria della Calabria”