Il presunto “cartello” e le gare “aggiustate”: tutti d’accordo, tutti vincenti e nessuno scontento
A marzo scorso i carabinieri di Scalea erano entrati nelle abitazioni di due assessori del comune di Belvedere Marittimo, per eseguire delle perquisizioni.
La Procura di Paola, che aveva disposto il tutto, indagava su un presunto legame tra la massoneria e la pubblica amministrazione finalizzato a gestire o, meglio, ad “aggiustare” le gare pubbliche (QUI).
Sotto la lente erano finiti, oltre ai due componenti della Giunta, anche una decina di persone a cui si contestò la truffa, la turbata libertà degli incanti, la corruzione, e anche la violazione della Legge Anselmi.
L’inchiesta aveva avuto un prologo qualche mese prima, esattamente a gennaio, quando furono 18 gli indagati per le stesse ipotesi di reato (QUI).
La tesi della Procura, diretta dal procuratore Pierpaolo Bruni, era che i coinvolti avessero costituito un vero e proprio “cartello” per “aggiustare”, appunto, le gare ad evidenza pubblica: tanto per lavori quanto per l’affidamento di incarichi.
Un “sistema” che viene contestato anche oggi nell’ambito dell’operazione che ha portato stamani all’arresto di due ingegneri, finiti ai domiciliari, e all’interdizione per altri tre professionisti (per sei mesi) e finanche del responsabile del settore tecnico del Comune di Belvedere Marittimo (per un anno) (QUI I NOMI).
I carabinieri di Scalea e del nucleo investigativo di Cosenza, oltre alle misure cautelari - emesse dal Gip Maria Grazia Elia - hanno effettuato anche una serie di perquisizioni in Calabria, nell’alto tirreno cosentino, e in Basilicata, nel potentino in particolare.
L’INDAGINE è partita nel giugno del 2020 avvalendosi anche di attività tecniche. Gli inquirenti sono arrivati così alla conclusione - riconosciuta dal Giudice per le indagini preliminari - che esistesse dunque un’associazione a delinquere di cui avrebbero fatto parte anche tutti i sei indagati odierni.
In pratica, come ha ribadito e sostenuto in conferenza anche il procuratore Bruni, si sarebbe costituto un “cartello” di liberi professionisti tramite il quale fare in modo che si concertasse prima chi avesse dovuto aggiudicarsi un appalto o incarico pubblico.
LE DITTE “AMICHE”
Un metodo che però - ha spiegato a sua volta il comandante del nucleo investigativo bruzio, Giuseppe Sacco - non avrebbe dovuto lasciare scontenti gli altri partecipanti, per così dire “passivi”, alla gara.
Una volta ottenuto il risultato il vincitore avrebbe difatti spartito i guadagni con gli altri “convenuti”. Sempre Sacco riferisce che si sarebbero ricostruiti almeno sei appalti ritenuti “aggiustati”, indetti da enti del cosentino e anche del potentino per un importo complessivo di circa 300 mila euro.
La presunta associazione, inoltre, pare potesse contare anche su soggetti interni alle amministrazioni pubbliche e con cui avessero “rapporti di interessenze”.
A sostenerlo - sempre durante la conferenza tenutasi per spiegare i dettagli dell’operazione odierna - è stato il comandante della compagnia carabinieri di Scalea, Andrea Massari.
Lo stesso ufficiale ha spiegato anche come gli indagati dovessero “di volta in volta creare un metodo per aggirare le gare” e che, tra il settembre e l’ottobre scorso, i militari abbiano documentato quattro di questi episodi.
In pratica, ha sostenuto ancora Massari, i vari indagati avrebbero stabilito le ditte che avrebbero dovuto concorrere fittiziamente ad un bando, “quando a monte si era già decisa l’azienda aggiudicataria”.
Il comandante di Scalea ha poi puntato l’attenzione sul responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Belvedere Marittimo.
Lo stesso - secondo l’investigatore - avrebbero lavorato all’assegnazione alle ditte ritenute “amiche” di appalti o affidamenti diretti, sì usando il criterio di rotazione “ma sempre violando le norme”, ha ribadito Massari.
In un caso, addirittura, sarebbe stato proprio il funzionario pubblico che sarebbe andato a concordare la percentuale al ribasso con un imprenditore, così da procedere all’affidamento sotto soglia e per poi assegnare il residuo come spese in variante ai lavori.