Ecodistretto di Villapiana. Cittadini e attivisti Raspa dicono “No al monnezzaio”
Il progetto di realizzazione di un ecodistretto nel territorio di Villapiana continua a scatenare malumori tra la cittadinanza e le associazioni che in occasione del prossimo consiglio comunale, previsto il 20 luglio, hanno deciso di alzare la voce per «ribadire la radicale contrarietà della comunità villapianese alla costruzione di questo inutile megaimpianto».
Una questione insidiosa, quella dell’emergenza rifiuti, che ha portato l’amministrazione Comunale a proporre come “soluzione” la progettazione dell’ecodistretto, che sorgerà nell’area industriale del centro jonico.
La realizzazione del progetto e trova d’accordo anche l’assessore regionale Sergio De Caprio, che nei giorni scorsi ha annunciato “stiamo facendo le valutazioni per iniziarne subito la realizzazione”(QUI), e dello stesso parere si è detta dell’assemblea dei sindaci per l’Ato di Cosenza purché “si superi l’emergenza”.(QUI)
Come dicevamo, trattasi di una “soluzione” che però non trova tutti favorevoli e tra gli indignati spiccanogli attivisti di Raspa, la Rete autonoma Sibaritide e Pollino per l’autotutela, che da subito si è detta contraria alla proposta del primo cittadino del centro dell’Alto Ionio, Paolo Montalti, e che definiscono l’ecodistretto un «monnezzaio».
I militanti di Raspa stanno portando avanti un lavoro di volantinaggio e controinformazione e nella serata di mercoledì scorso hanno portato in piazza a Villapiana oltre 500 persone per “urlare «NO» al progetto.
«In molti – si legge nella nota di Raspa – pensano che il cosiddetto ecodistretto sia una specie di piccola isola ecologica della grandezza di un classico capannone industriale. Nulla di più falso! Le due aree prese in considerazione dallo studio di fattibilità della “Martini Associati” (la società alla quale la Regione Calabria ha affidato la parte tecnica e progettuale) sono rispettivamente di 50mila metri quadrati e di 43mila metri quadrati. Per una serie di ragionamenti "tecnici" le due aree, a parer dei tecnici, non risultano idonee per estensione e vincoli in essere. I tecnici, comunque, scartando la seconda area perché attraversata da incendio (quindi vincolata per legge), puntano sulla prima ma proponendo un consistente ampliamento perché insufficiente come estensione. Il layout proposto dai tecnici incaricati dalla Regione ne triplica l’estensione».
«Anche in questo caso la relazione è abbastanza chiara. Ad ogni modo, basta leggere attentamente il Piano regionale generale dei rifiuti – precisano in una nota gli attivisti di Raspa – per capire cosa si dovrà trattare nell’ecodistretto: umido, indifferenziato, condizionamento dei fanghi, produzione di ammendante per l’agricoltura, combustibile solido secondario (quello che serve per l’inceneritore di Gioa Tauro), produzione di gas metano da biodigestione anaerobica, ecc. Per capire l’impatto di un tale impianto, basta farsi una passeggiata e andare a visitare impianti analoghi già esistenti o leggersi le carte di quelli per i quali si ha già il progetto definitivo. Oltre all’inquinamento ambientale e alle importanti problematiche legate alla salute (anche e soprattutto di chi ci dovrà lavorare), dovrebbe bastare per dire no all’ecodistretto soltanto l’idea del lezzo nauseabondo che permanentemente invaderà l’area circostante e il vicinissimo centro abitato».
Nel nuovo ecodistretto, sostengono gli attivisti Raspa arriverà «Una quantità di rifiuti impressionante» e precisano «In teoria tutti quelli della provincia di Cosenza fatta eccezione per quelli prodotti nell’area urbana del Cosentino. Nei fatti - e vista l’emergenza permanente del settore rifiuti in Calabria - arriverà di tutto e da tutte le parti della Calabria. Saranno centinaia i camion che stazioneranno in fila davanti all’impianti per poter scarica i rifiuti che poi verranno “momentaneamente” stoccati in apposite aree prima del trattamento per poi finire nella discarica di servizio».
«Il Piano regionale – proseguono – prevede per il nuovo ecodistretto una capacità a regime di trattamento complessivo di 146mila tonnellate all’anno tra rur, rd bio e rd secco. Sono 400 tonnellate al giorno di rifiuti trattati. Attenzione! Se non dovesse andare in porto il nuovo ecodistretto di Bucita (Rossano) ci saranno altre 116mila tonnellate all’anno che potrebbero quota-parte essere dirottate su Villapiana. Sono meccanismi di gestione dei rifiuti già in atto (vedi impianti di Lamezia Terme, Alli, ecc.). Nessuna fantasia ecoterrorista delle solite associazioni ambientaliste! D’altronde un impianto (privato e più piccolo di quello ipotizzato a Villapiana) come quella rendese di Calabria Maceri arriva a trattare fino a 750 tonnellate al giorno di rifiuti».
«Infine, nessuno parla della discarica di servizio che dovrebbe essere annessa all’ecodistretto. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo – concludono dalla Rete autonoma Sibaritide e Pollino - anche in questa occasione: per l’ecodistretto in questione il PRGR ne prevede una della capienza complessiva di 350.000 mc. Conoscendo la drammatica storia del ciclo dei rifiuti in Calabria, difficilmente reggerà, da un punto di vista logistico, l’idea di sdoppiare ecodistretto e discarica perché questa ipotesi implicherebbe lo scarico dei resti prodotti dall’impianto in qualche altra nuova discarica ancora non definita. Ricordiamo che oggi, visti i livelli bassissimi di raccolta differenziata e l’esistenza di impianti obsoleti (del tutto simili a quelli che si vogliono costruire), in discarica arriva il 90% dei rifiuti in ingresso negli impianti stessi».