Depurazione, Scalese (Cgil): “Rivedere impianti obsoleti”
“L’inquinamento delle acque della costa tirrenica è legato alla mancata depurazione e a sversamenti che spetterà alle autorità competenti verificare se si tratta di natura illegale”. È quanto dichiara in una nota il segretario generale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese, che chiede “alla politica definire la programmazione e alle istituzioni realizzare il percorso all’insegna della legalità e della trasparenza”.
“Il nostro splendido mare deturpato, violentato da liquami e sporcizie di ogni tipo che pongono drammaticamente all’attenzione l’urgenza della risoluzione di una problematica ambientale, diventata anche economica, viste le conseguenze negative sul turismo e quindi sugli operatori già messi a dura prova dalla pandemia” afferma Scalese. “L’inquinamento è una costante davanti a cui politica e istituzioni sembrano essersi rassegnati. Ma così non deve essere, e non può essere, mai”.
“Si è partiti con i controlli sui depuratori e sui corsi d’acqua nel tratto di costa compresa tra Pizzo fino al Golfo di Sant’Eufemia e che coinvolge dunque i territori di Curinga, Acconia, San Pietro Lametino e dove è situato il pontile dell’ex Sir. È, quindi, urgente rivedere in maniera complessiva il sistema di depurazione delle acque, prima di tutto ammodernando impianti decisamente obsoleti” conclude. “Le vecchie strutture vanno sostituite è questo il primo passo da compiere per contenere l’affluenza di enormi quantitativi di elementi inquinanti nel nostro mare”.