Violazione sorveglianza speciale. Assolto pluripregiudicato: il fatto non sussiste
Il fatto non sussiste. Così il Tribunale di Cosenza ha assolto un 47enne di Rossano accusato di aver violato la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza impostagli con decreto del Tribunale di Cosenza. I giudici hanno accolto le richieste del legale dell’uomo, Francesco Nicoletti.
All’imputato venivano contestate le sue frequentazioni criminali e da qui il giudizio di pericolosità in termini di attualità, dal momento che il 47enne aveva commesso reati contro il patrimonio o comunque a scopo di lucro. A carico dello stesso risultavano infatti diversi precedenti penali, precedenti di polizia e carichi pendenti.
L’uomo era stato inoltre sottoposto a misure cautelari personali, anche detentive, e nonostante questo avrebbe continuato a tenere una condotta di vita illegale e antisociale. Erano inoltre state segnalate costanti frequentazioni con soggetti pregiudicati o comunque socialmente pericolosi.
Il Tribunale bruzio ha però ritenuto che il comportamento dell’indagato, che non risultava aver mai mutato condotta di vita, fosse sintomatico della sua appartenenza alle categorie di pericolosità sociale individuate dalla legge.
All’imputato sono state imposte una serie di prescrizioni: non detenere o portare armi, non associarsi abitualmente a persone che avevano subito condanne e sottoposte a misure di prevenzione e di sicurezza, vivere onestamente, rispettare le leggi.
Inoltre, di non dare ragione a sospetti; fissare la propria dimora e non allontanarsene senza preventivo avviso alla Autorità di Pubblica sicurezza; non rincasare la sera oltre le 20 (e oltre le 21 durante il periodo di vigenza dell’ora legale) e non uscire la mattina prima delle 8 senza comprovata necessità e senza averne dato tempestiva notizia alla Autorità locale di PS.
Infine, di non trattenersi abitualmente in osterie o bettole, discoteche, sale da gioco e simili locali e non partecipare a pubbliche riunioni; portare con sé la carta di permanenza esibendola ad ogni richiesta degli Ufficiali ed Agenti di Pubblica Sicurezza. Gli era stato inoltre imposto il versamento di una cauzione in denaro alla Cassa delle Ammende.