‘Ndrangheta “infiltrata” nell’Asp reggina: indagini chiuse per 17 persone
Indagini chiuse per 17 persone coinvolte nell’inchiesta “Chirone” (QUI), la cui operazione - scattata la scorso mese di marzo (QUI) - aveva portato allo scoperto uno spaccato sulla presunta influenza della ‘ndrangheta, in particolare della cosca dei Piromalli, sull’operato dell’Asp di Reggio Calabria.
L’avviso di conclusione indagini - firmato nelle scorse settimane dal pm della Dda reggina Giulia Pantano, oggi procuratore aggiunto di Catanzaro - è stato notificato anche al dirigente medico dell’ospedale di Polistena Domenico Salvatore Forte; all’ex direttore del distretto Tirrenico dell’Asp di Reggio Calabria Salvatore Barillaro; al coordinatore delle farmacie presidiarie e ospedaliere Giuseppe Fiumanò; nonché al ginecologo Antonino Coco. Per i quattro indagati l’accusa è di concorso esterno con la ‘ndrangheta.
Secondo quanto appurato dagli inquirenti - che hanno dato il via alle indagini nel 2018 - il funzionamento dell’Azienda sanitaria sarebbe stato alterato dai condizionamenti mafiosi dei Piromalli, in particolare il ramo facente capo a Giuseppe Piromalli, nell’ambito dei quali si ritiene abbiano assunto una “posizione di particolare rilievo” Giuseppantonio e Francesco Michele Tripodi, entrambi medici, fratelli, deceduti nel 2018, e il figlio di quest’ultimo, Fabiano, anch’egli medico.
L’operato dell’Asp - sempre secondo quanto emerso dalle indagini - sarebbe stato favorito dalla mediazione di personale medico poi ricompensato con utilità varie e con delle provvigioni con percentuali che sarebbero variate tra il 2,5 e il 5% del valore nominale delle commesse.