Congresso Sin: in Calabria è emergenza denatalità. E mancano anche medici

Calabria Salute

In Calabria sono 13.318 i neonati del 2020, contro i 13.950 del 2019: dati, questi, in costante discesa ma concordanti con quelli nazionali.

È emerso nel corso congresso nazionale della Società Italiana di Neonatologia, rappresentato da Maria Lucente, presidente della sezione regionale della Sin e direttrice della Patologia Neonatale e TIN dell’azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro.

Lucente, nel corso della cerimonia ha anche ricevuto un riconoscimento per l’attività svolta e la fattiva collaborazione alla rete nazionale.

Un altro importante argomento al centro del congresso è stata la revisione del percorso nascita alla luce della denatalità e della carenza di medici specialisti in pediatria e neonatologia, secondo i Requisiti Organizzativi per l’assistenza Perinatale descritti nel “Libro Rosso” e nel documento degli Standard Europei per le Cure Neonatali, entrambi prodotti dalla stessa Società Italiana di Neonatologia.

Questi criteri indentificano negli adeguati volumi di attività la garanzia per la qualità delle prestazioni sanitarie nell’area materno-infantile.

Per la nostra regione questo implica la ricognizione dell’esistente, la revisione e l’aggiornamento degli standard organizzativi (con ridefinizione e condivisione dei livelli di cura) in termini di risorse strutturali, tecnologiche ed umane”, ha spiegato Lucente.

Per la rappresentante Sin, poi, “La riorganizzazione … comporta la corretta allocazione delle risorse, attrezzature e personale, in base all’ attività; implica la chiusura dei punti nascita con meno di 500 nati all’anno, la ridistribuzione dell’organico nelle singole Asp in base ai volumi di attività, l’impossibilità di mantenere in attività Terapie Intensive Neonatali con meno di 25 nati/anno di peso al di sotto di 1500 g e di 32 settimane. Riorganizzare a partire dal concepimento attraverso il controllo ostetrico delle gravidanze, separando le gravidanze fisiologiche dalle gravidanze a rischio”.

“Oggi - ha spiegato ancora Lucente - i progressi dell’assistenza alla gravidanza e alla nascita, grazie all’impegno e al lavoro di tanti ostetrici e neonatologi calabresi, hanno fatto ridurre il tasso di mortalità neonatale anche in Calabria, dove resta comunque ancora sempre più alto della media nazionale. E si è visto che tale tasso risente fortemente del divario socio-economico tra le regioni del nord e quelle del sud”.

L’adeguamento degli standard organizzativi a quelli nazionali ed europei e la centralizzazione delle nascite da gravidanze a rischio negli ospedali HUB della regione - ha concluso la dirigente medico - sono il presupposto per la riduzione ulteriore della mortalità neonatale e per il miglioramento dell’assistenza materno-infantile”.