Automazione industriale: il ruolo delle prese elettriche
Lo sviluppo della produzione industriale ha fatto passi da gigante grazie all’automazione, che ha permesso di rendere i processi produttivi più veloci, economici ed efficaci. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’integrazione sistematica soluzioni tecnologiche differenti, al fine di creare un apparato di produzione in grado di implementare una singola fase o un intero ciclo di lavorazione senza il supporto dell’intervento umano. In sostanza, l’automazione è quel processo che ha progressivamente sostituito il lavoro dell’uomo con quello delle macchine, destinando il primo a mansioni di supervisione e controllo.
Com’è strutturato un sistema di automazione
In genere, un sistema di automazione è strutturato secondo uno schema piramidale diviso in vari livelli, a ciascuno dei quali corrisponde un diverso livello di automazione. Alla base di tale struttura si svolgono i processi automatizzati per mezzo dei macchinari, in genere equipaggiati con appositi sensori. Al livello successivo si collocano i dispositivi che consentono di implementare l’automazione vera e propria (controllori, regolatori e simili); al di sopra di questi si trovano PC e altri strumenti per il monitoraggio e supervisione. Il livello apicale della piramide dell’automazione è rappresentato dalle attività di gestione dell’azienda, dell’impianto o del sito di produzione.
Le prese elettriche nell’automazione industriale
Un sistema di automazione industriale non è composto solo da macchinari e software di controllo. Per quanto possa sembrare banale, nessun apparato – a prescindere dal livello di automazione che lo caratterizza – può funzionare senza essere collegato ad un impianto di alimentazione. Di conseguenza, ogni sistema ‘dipende’ anche dalle prese elettriche; queste ultime non servono soltanto ad allacciare macchinari e dispositivi al sistema di alimentazione ma anche a garantire prestazioni in linea con un adeguato standard di sicurezza.
Le prese elettriche industriali, infatti, sono molto diverse da quelle utilizzate in ambito civile, in quanto presentano caratteristiche tecniche e prestazionali funzionali alla particolare destinazione di utilizzo. In primo luogo, questo tipo di dispositivo è progettato e realizzato per reggere tensioni elevate, di molto superiori a quelle che gestisce un normale impianto domestico; in aggiunta, sono contraddistinte da un’elevata resistenza, soprattutto rispetto alle intemperie ed agli agenti atmosferici, oltre ad essere adatte per usi in condizioni climatiche particolarmente severe. Anche per questo, le prese elettriche industriali vengono realizzate soltanto da aziende di settore altamente specializzate come, ad esempio, la Schneider Electric, i cui prodotti sono reperibili anche online, grazie ad e-commerce di materiale elettrico come emmebistore.com.
I vari tipi di prese elettriche industriali
Poiché le esigenze di automazione possono variare sensibilmente da caso a caso, anche le prese elettriche devono adattarsi ad esigenze tecniche ben precise (in Italia, lo standard di riferimento è contenuto nella norma CEI EN 60309).
È per questa ragione che esistono diversi tipi di presa, ciascuno dei quali viene identificato per mezzo di un colore specifico, in base alla tensione massima alla quale può operare. Nello specifico, il sistema di codifica utilizza i seguenti colori: porpora (per tensioni tra i 20 V e i 25 V), bianco (40 – 50 V), giallo (100 – 130 V), blu (200 – 250 V), rosso (380 – 480 V), nero (500 – 1000 V), verde per i sistemi con campo di frequenza superiore a 60 Hz e fino a 500 Hz (tutte le altre hanno un campo compreso tra i 50 e i 60 Hz).
Altro parametro di classificazione è la configurazione dei perni della presa. Le prese industriali possono avere tre perni (fase + neutro + terra oppure doppia fase + terra), quattro peni (3 fase + terra) oppure cinque (3 fase + neutro + terra). La configurazione dei perni è slegata dal colore della presa; una presa rossa, ad esempio, può presentare tre, quattro o cinque perni.