Morandi Tappeti: il canale YouTube che intreccia arte e cultura dell’artigianato
Ci sono canali YouTube che intrattengono, altri che informano e poi ci sono spazi rari, come questo, dove ogni inquadratura accende un frammento di memoria tessile, un gesto antico che si fa presente, un dettaglio che diventa storia. Quello di Morandi Tappeti non è un semplice canale, ma una piccola galleria digitale, dove il tappeto non viene esibito, ma raccontato. Con rispetto. Con passione. Con quella sapienza che crea cultura.
Oltre a presentare tappeti persiani o caucasici, il canale racconta sprazzi di storia nomade, cromie scolpite nel vello, nodi che sembrano lettere di un alfabeto scomparso. E quando compaiono i tappeti contemporanei, c’è qualcosa di sorprendente: sussurrano arte, si lasciano guardare come opere che meritano attenzione per il dettaglio.
I video sono un flusso senza filtri: a volte colti, a volte ironici, altre ancora attraversati da quella spontaneità vera che fa sembrare tutto più vicino, più autentico. Un tappeto spiegato bene vale più di una visita in un museo d’arte, soprattutto se chi lo racconta ha negli occhi la stoffa dell’artigiano e nella voce l’amore del collezionista.
Piccoli documentari in presa diretta
Tra i tanti contenuti che popolano il canale di Morandi Tappeti, alcuni video meritano un’attenzione speciale. Non perché siano più curati di altri, ma perché riescono a trasportare lontano. Uno su tutti: quello dedicato ai tappeti caucasici antichi. Un piccolo documentario in presa diretta, senza copione, dove ogni pezzo raccontato sembra aprire una porta su una geografia fatta di tribù, simboli e orizzonti lontani.
Si parte con una carrellata, ma non di quelle da supermercato. Qui si sfila tra pezzi unici, annodati a mano nel cuore del Caucaso. Il video dedicato ai Kazak antichi, ai Fachralo, ai Carabag e agli Avar è una sfilata di meraviglie tessili che sanno di montagna, di confine, di orgoglio nomade.
Fabio Morandi li racconta come si racconterebbero dei vecchi amici. C’è il tappeto con la “bordurina a granchio”, raro come una poesia trovata in una bottiglia. C’è quello col verde impossibile, raro e quasi introvabile. E poi il Moarramat "non-Moarramat", che fa il giro del mondo e torna con un disegno reinventato. Ogni pezzo ha il suo perché, e se a volte un tappeto non convince del tutto, lo si dice senza giri di parole. È anche questo che rende i video veri: l’onestà di chi ama, ma non idolatra.
C’è tecnica, certo. Ma c’è anche stupore. Soprattutto c’è quella capacità rara di far sentire che dietro ogni tappeto si muove una storia mai scritta, solo annodata.
Pochi secondi, un mondo che si apre sotto i nostri occhi
Poi ci sono quei video che non spiegano, non argomentano, non si dilungano. Durano pochi istanti, eppure restano impressi come un dettaglio che non si dimentica. È il caso del filmato dedicato ai tappeti turcomanni antichi, e in particolare a un Chodor da collezione. Niente sovrapposizioni, nessuna retorica. Solo immagini, gesti misurati, il rovescio del tappeto che si apre come una pagina segreta.
Lì, in quella piega mostrata con cura, si intravede tutto: la nodatura serrata, le tinte che sbattono forti anche senza voce, la leggerezza del vello che sembra polvere di velluto. Un rosso antico, un disegno essenziale, la struttura robusta che racconta di steppe, tende e popoli in cammino. Nessuna scenografia, nessuna musica epica, ma una verità sottile, quasi timida, che fa di questo video un momento di contemplazione più che una semplice presentazione.
Il canale YouTube di Morandi Tappeti
Nel canale YouTube di Morandi Tappeti, la ripetizione non trova casa. Ogni video ha una sua voce, un suo passo, un suo tempo. Ce ne sono di rapidi come un colpo d’occhio e altri che si prendono tutto il tempo necessario, come certi racconti davanti al camino, quelli in cui si parla poco ma si capisce tutto. Alcuni sono tecnici, altri intimi, altri ancora sembrano quasi confessioni sussurrate tra le righe di un motivo persiano.
Ogni filmato aggiunge un tassello. È una narrazione fluida, mai prevedibile, che non si accontenta di mostrare, ma che prova – e spesso riesce – a far sentire. E quando accade, anche solo per pochi secondi, non si sta più guardando un tappeto. Si sta ascoltando una voce antica che prende forma in una trama.