Semi di cannabis light: caratteristiche e usi consentiti

Calabria Tempo Libero

In Italia, i semi di cannabis rientrano tra i derivati della canapa sativa che è possibile commercializzare e consumare liberamente, a patto di rispettare precisi parametri stabiliti dalle normative di riferimento. Nello specifico, non si tratta di sementi comuni ma di un derivato ‘light’ della canapa, ossia caratterizzato da un contenuto quasi nullo di tetracannabinolo. In questo articolo, vediamo quali sono le norme di riferimento e gli usi consentiti di questo genere di prodotto.

SEMI DI CANNABIS E THC NEGLI ALIMENTI

Il principale riferimento normativo in materia di cannabis e derivati è la legge n. 242 del 2 dicembre 2016 (“Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”), poi entrata in vigore il 14 gennaio dell’anno successivo. Essa ha reso lecita la coltivazione - senza necessità di autorizzazione - di un particolare tipo di canapa, la cannabis sativa L. Da questa pianta, stando a quanto disposto dal testo di legge, è possibile derivare, tra gli altri, cosmetici e alimenti, “esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori”, come si legge all’articolo 2.

Le normative vigenti, quindi, consentono di ricavare dalla canapa sativa semi, farina e olio. Affinché questi derivati siano leciti, però, devo rispettare i parametri fissati dal Ministero della Salute per quanto riguarda la concentrazione di THC, ossia il principio attivo che scatena gli effetti psicoattivi dei derivati della cannabis (marijuana e hashish).

Il decreto del 4 novembre 2019 del Ministero della Salute (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 gennaio 2020) individua gli alimenti ammessi e i relativi limiti di THC consentiti per ciascuna tipologia. Per i semi di canapa, interi o tritati (ma non ridotti in farina), la farina da essi ottenuta e gli integratori che contengono derivati dalla canapa, la concentrazione massima consentita è 2 mg/kg. Nell’olio ottenuto dai semi, invece, la presenza di tetracannabinolo può raggiungere i 5 mg/kg. I semi, e i derivati di questi ultimi, caratterizzati da concentrazioni così esigue di THC sono considerati innocui, in quanto non producono effetti psicotropi.

USI CONSENTITI

Con i semi di canapa Sativa L. è possibile produrre olio e farina, da utilizzare a scopi cosmetici o alimentari. L’olio di canapa, in particolare, può essere impiegato come condimento, poiché è preferibile consumarlo a crudo (avendo un basso punto di fumo, non va impiegato per la frittura); poiché è meno stabile di quello d’oliva, una volta aperto l’olio di canapa va conservato in frigo.

Anche la farina di semi di canapa può essere utilizzato come alimento (fino a poco tempo fa, veniva impiegato soprattutto come mangime per il bestiame); ricca di acidi grassi essenziali, fibre e amminoacidi, questo prodotto può risultare particolarmente utile nelle diete contro la celiachia.

SEMI DI CANNABIS CON THC SUPERIORE AI LIMITI

In commercio è possibile reperire anche semi di cannabis ‘comune’, ossia sementi utilizzate per produrre marijuana considerata illegale. È possibile acquistare anche un prodotto di questo genere? La risposta è ‘sì’, ma solo a determinate condizioni. In primo luogo, bisogna rivolgersi a rivenditori autorizzati, evitando canali di acquisto poco trasparenti. In tal senso, è bene optare per rivendite al dettaglio o e-commerce specializzati come www.prodotti-cannabis.it.

A norma di legge, l’acquisto di questo prodotto non è vietato (e non costituisce reato), in quanto i semi non ricadono nella definizione di cannabis e non sono pertanto considerati una sostanza stupefacente; di contro, i semi con elevato THC non possono essere utilizzati per creare coltivazioni né lavorati per ottenere olio o farina. L’unico utilizzo consentito è quello collezionistico: gli amanti di botanica e non solo possono raccogliere ed esporre i semi di canapa liberamente, a patto di non farne alcun altro uso.