Guida sotto l’effetto di cannabis: assolto l’autista del cantante Andrea Zeta
Non bastano soltanto gli esami delle urine per accertare un effettivo stato di alterazione psico-fisica causato dall’assunzione di cannabis durante la guida, perché queste sostanze - a differenza dell’alcool - possono restare nell’organismo umano anche per molti giorni.
Per questo motivo, il Giudice Monocratico Penale del Tribunale di Cosenza, Fulvia Piro, accogliendo la richiesta avanzata dagli Avvocati Carmine Curatolo ed Emilio Enzo Quintieri del Foro di Paola, difensori dell’imputato, ha assolto perché “il fatto non sussiste” un giovane 39enne di Catania, autista personale di Filippo Zuccaro, noto cantante neomelodico conosciuto meglio come Andrea Zeta.
All’epoca dei fatti – era il giugno del 2018 - l’imputato, mentre percorreva con una Land Rover Evoque di proprietà di Zeta e sulla quale viaggiava anche quest’ultimo, l’Autostrada A2 del Mediterraneo, nella zona di Rende, in corrispondenza della corsia di accelerazione dello svincolo autostradale “Cosenza Nord”, rimase coinvolto in un incidente stradale con diversi feriti.
Trasportato all’Ospedale bruzio per le cure del caso, su richiesta della Polizia Stradale di Cosenza Nord, venne poi sottoposto agli esami ematochimici e delle urine per accertare il tasso alcolemico e l’eventuale presenza di sostanze stupefacenti nel suo organismo.
Gli esami del sangue furono negativi mentre quelli delle urine diedero esito positivo soltanto per i cannabinoidi.
La Procura della Repubblica, all’esito delle indagini preliminari, citò direttamente a giudizio l’imputato per rispondere del reato di guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti, con l’aggravante di aver provocato un incidente stradale con feriti.
Nell’ambito del giudizio ne chiese la condanna a 6 mesi di arresto e 3 mila euro di ammenda con la sanzione accessoria della revoca della patente di guida.
I difensori dell’imputato chiesero invece l’assoluzione del loro assistito perché il “fatto non sussiste in quanto gli esami delle urine” (test di screening qualitativo), peraltro aventi scopo clinico-diagnostico e non utilizzabili ai fini medico legali, indicavano semplicemente che vi erano delle tracce di cannabinoidi nei liquidi biologici ma non che nelle circostanze di tempo e di luogo in cui avvenne l’incidente stradale che questi fosse in stato di alterazione psico-fisica derivante dall’assunzione di quello stupefacente.
Infatti, le tracce di cannabis, come dimostra la tossicologia forense, possono risultare anche ad apprezzabile distanza di tempo dal momento della concreta assunzione a quello del definitivo smaltimento, a seconda di diversi fattori tra i quali la qualità e quantità della sostanza consumata, la frequenza dell’uso, le caratteristiche fisiche dell’assuntore, etc.
Inoltre, i difensori del giovane autista catanese, Curatolo e Quintieri, hanno rappresentato al Tribunale di Cosenza come questi non avesse alcuna responsabilità in ordine al sinistro stradale in cui, purtroppo, rimase coinvolto insieme ad altri.
Infatti, a seguito di ulteriori indagini effettuate dal personale della Polizia Stradale, emerse che l’incidente era stato provocato dalla condotta di un giovane di Palmi, poi denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Cosenza per il reato di lesioni personali colpose, Procedimento Penale in cui l’ormai ex imputato è stato indicato come persona offesa.