Auto di lusso importate senza pagare l’Iva: sei arresti per truffa in Piemonte e Calabria
Dalle prime ore di stamani, a Torino ed in provincia di Reggio Calabria, la Direzione Investigativa Antimafia, con la collaborazione della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, sta eseguendo un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del capoluogo piemontese su richiesta della Procura distrettuale locale, nei confronti di sei persone, oggi arrestate e finite ai domiciliari.
Le accuse contestate sono a vario titolo, di usura, associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato e falsità ideologica in atto pubblico, aggravati dalla transnazionalità.
I provvedimenti scaturiscono dalle indagini svolte nell’ambito dell’Operazione denominata “Platinum Dia” (QUI), che a maggio scorso si era conclusa con l’arresto di 33 persone tra Italia, Germania, Spagna e Romania, accusate di gravi reati tra cui l’associazione mafiosa e il traffico internazionale di stupefacenti (QUI).
Le investigazioni permisero avevano di accertare l’affiliazione di alcuni soggetti alla ‘ndrangheta e la loro “attivazione” in seno alla cosiddetta “locale di Volpiano”.
Allora era stato anche neutralizzato un gruppo di matrice ‘ndranghetista, riconducibile ad una famiglia di San Luca, nel reggino, dedito in maniera stabile al narcotraffico internazionale e con base operativa in Piemonte.
I presunti appartenenti erano dislocati oltre che in Calabria ed in Piemonte, anche in Lombardia, Sardegna e Sicilia, e all’estero, in Germania, esattamente nel Land del Baden-Wurttemberg.
Le indagini successive avrebbero disvelato ulteriormente l’esistenza di un sodalizio che si occupava della importazione e commercializzazione di numerose autovetture provenienti dall’estero, in prevalenza proprio dalla Germania, in evasione totale o parziale delle imposte usando espedienti fiscali ed impiegando della falsa documentazione e dei prestanome.
Il tutto avrebbe permesso al gruppo - capeggiato dal titolare di un noto autosalone di Volvera, già arrestati per reati in materia di stupefacenti - di vendere ad ignari acquirenti, attirati dal prezzo estremamente concorrenziale, anche autovetture di prestigio.
L’immatricolazione in Italia era curata da due donne, la titolare e la dipendente di un’agenzia di pratiche auto, che avrebbero fornito all’associazione il loro contributo trasmettendo alla Motorizzazione Civile la documentazione commerciale, ancorché sapessero essere contraffatta, inducendo così in errore i pubblici ufficiali che ritenevano non essere dovuto alcun versamento IVA.
Colpiti dallo stesso provvedimento cautelare anche il titolare di un’auto rivendita e noleggio in Calabria e a Milano, e il responsabile del ritiro delle autovetture in Germania.
Per fatti analoghi, il 20 ottobre scorso, in Italia e Germania, la sede di Monaco di Baviera della Procura Europea aveva delegato l’esecuzione di 14 misure cautelari legate sempre all’ipotesi di “frode IVA transfrontaliera”, gestita da un gruppo criminale organizzato.
Tra gli arrestati figurano anche altre due persone, le cui condotte convergono con le evidenze investigative del procedimento torinese, entrambi di origini calabresi, residenti in Alta Baviera.
In relazione al danno causati all’Erario, a carico degli indagati, il Gip del Tribunale di Torino ha disposto anche il sequestro di circa mezzo milione di euro, pari all’imposta che si ritiene evasa per la ricostruita importazione di circa 35 autovetture.