‘Ndrangheta stragista, nuove prove nel processo a Graviano
Nuove prove nel processo denominato ‘Ndrangheta stragista e nel quale sono imputati il boss del quartiere palermitano di Brancaccio Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, ritenuto dagli inquirenti espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro.
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha anticipato le prove nel corso del processo di secondo grado che si sta celebrando davanti alla Corte d'Assise d'Appello della città dello Stretto, presieduta da Bruno Muscolo.
Lombardo ha annunciato di aver depositato un faldone con all’interno diverse informative e accertamenti riguardanti il boss Mico Papalia e la “collocazione verticistica dei Papalia e dei Delfino di Platì nel panorama ‘ndranghetistico e massonico”.
Altre informative trattano “l'anonima sequestri e l'eversione”, ma anche “i prodromi dell'omicidio Mormile” e la “Falange armata” descritta dal pentito Antonio Schettini.
L’aggiunto ha inoltre depositato accertamenti sulla loggia massonica Zhepyria, su Palazzo San Giorgio, sui “fondi neri dei servizi attraverso i sequestri di persona” e sull’esistenza “di colloqui istituzionali in carcere non tracciati e il protocollo Farfalla”.
Il processo è stato quindi rinviato al 22 dicembre prossimo quando, alla luce delle nuove prove presentate, Lombardo potrebbe chiedere alla Corte d'Assise d'Appello la riapertura dell'istruttoria dibattimentale.
Nel processo di primo grado Graviano e Filippone sono stati condannati all'ergastolo per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, avvenuto il 18 gennaio 1994 e rientrante nella strategia stragista di Cosa nostra e ‘ndrangheta contro lo Stato.