Concorsi Provincia Vibo: l’assessore Mirabello replica alle accuse del consigliere Citton
«Il consigliere Barbara Citton merita tutto il rispetto e la considerazione che si deve all’opposizione quando cerca di svolgere il suo ruolo di controllore sulle dinamiche amministrative, ma spacciare per scandalosa una vicenda assolutamente trasparente e corretta non aiuta la democrazia e mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni». Così l’assessore provinciale al Lavoro, Michelangelo Mirabello, replica alle accuse dell’esponente consiliare di Sel, che ha puntato il dito contro presunte irregolarità nella procedura concorsuale che ha riguardato l’assunzione a tempo determinato di 27 collaboratori laureati, destinati con le loro competenze a implementare i Centri per l’impiego, per la realizzazione di progetti a favore delle fasce deboli.
«Il presidente De Nisi ha risposto per iscritto all’interrogazione del consigliere Citton, chiarendo in maniera inequivocabile la vicenda ed escludendo qualsiasi irregolarità - afferma Mirabello, anticipando quanto sostenuto dal presidente della giunta provinciale nel documento messo agli atti del Consiglio provinciale -. Prima di tutto è bene sgomberare il campo da un equivoco di fondo, alimentato da Citton certamente in buona fede, ma non per questo meno deleterio. Il concorso, secondo quanto stabilito dal bando regionale, non riguardava l’assunzione a tempo determinato di soggetti appartenenti alle fasce sociali più deboli, ma la ricerca di esperti in grado di attuare progetti con valenza sociale, destinati a donne, disoccupati di lunga durata, migranti e diversamente abili. Affermare, dunque, che dal concorso sono stati esclusi i legittimi destinatari, non corrisponde al vero, perché si confonde lo strumento (i laureati da impiegare nella realizzazione dei progetti) con gli obiettivi (la realizzazione, appunto, dei progetti in questione)».
Aspetto, questo, ritenuto dall’amministratore provinciale estremamente rilevante, perché dà alla vicenda una lettura completamente diversa da quella proposta dall’esponente dalla minoranza consiliare.
«Allo stesso modo - continua Mirabello -, sostenere che una candidata rimasta fuori dalla rosa dei vincitori sarebbe stata “miracolosamente ripescata” nella graduatoria di un altro profilo professionale, significa affidare all’opinione pubblica una versione dei fatti completamente distorta, magari con l’intenzione di cavalcare la comprensibile delusione di chi il concorso non l’ha vinto. Dagli atti della Commissione esaminatrice si evince, infatti, che il nominativo della candidata in questione, laureata in Scienze politiche, con tesi finale su cooperative sociali e lavoratori svantaggiati, era stato inserito nella graduatoria riguardante il profilo professionale inerente giurisprudenza. Successivamente, la diretta interessata ha presentato un’istanza alla Commissione affinché il suo nominativo venisse trasferito nella graduatoria relativa al profilo di sociologia, in considerazione del proprio percorso formativo e professionale. La Commissione, dunque, ha accolto l’istanza, perché ritenuta, a norma di regolamento, giustamente fondata. Tutto qua - conclude l’assessore provinciale -. Nessuno scandalo, nessuna scorrettezza. Anzi, il rispetto del diritto di un candidato come altri di vedere applicate pedissequamente alla sua posizione le regole stabilite dal bando di concorso. Quasi superfluo sottolineare, quindi, che la Commissione nominata dalla Provincia era impermeabile a qualunque eventuale pressione, perché composta interamente da membri non vibonesi, proprio per scongiurare ogni ipotesi di combine, come dimostra indirettamente il fatto che alcuni dei vincitori non risiedono in questa provincia. Paradossalmente, all’indomani della nomina della commissione, il consigliere Citton si è complimentato con i vertici dell’Ente per la scelta dei commissari, tutti al di sopra di ogni sospetto, stimati e unanimemente riconosciuti al top delle rispettive categorie professionali».
Insomma, per Mirabello la denuncia non soltanto è infondata, ma alimenta una sfiducia nelle istituzioni che danneggia tutti, «screditando anche chi è chiamato dai cittadini a controllare chi guida un’amministrazione pubblica, a patto però che non lo faccia ispirato esclusivamente dai propri pregiudizi».