Traffico internazionale di droga, proventi riciclati ad Honk Kong: coinvolti calabresi

Calabria Cronaca

Un articolato sistema per gestire non solo il traffico di stupefacenti, ma anche di ingenti somme di denaro, è stato scoperto dai Carabinieri di Milano che, nei giorni scorsi, con l’operazione “Rent”, hanno fermato una vera e propria banda composta da persone di varie nazionalità.

Il sistema infatti coinvolge una decina di soggetti provenienti dalla Cina, dal Marocco e dall’Albania, con la complicità di diversi italiani originari della Lombardia, del Piemonte, della Liguria, della Campania, della Puglia e della Calabria, tutti stanziati nel nord tra le province di Milano, Bergamo e Pavia.

Attualmente sono state trasferite in carcere tre persone, altre quattro sono state messe ai domiciliari, mentre per un ultimo indagato è stato disposto l'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

I calabresi coinvolti sono due: si tratta di Roberto Bruzzese, 34enne nato a Siderno ma residente a Cinisello Balsamo; Maurizio Panetta, 51enne originario di Locri, anch’egli residente a Milano.

Bruzzese è finito in carcere, mentre Panetta è stato posto ai domiciliari. Secondo l’accusa si sarebbero occupati, con altri, di alcune operazione di vendita di droga che sarebbe finita poi sulle piazze dello spaccio.

PACCHI DI BANCONOTE TRASFERITI IN CINA

Degno di nota il sistema utilizzato dai malviventi per gestire il denaro guadagnato che veniva raccolto e gestito da alcune famiglie di commercianti cinesi e con l’aiuto di agenzie di viaggio e trasporti compiacenti spedito poi in Cina, ad Hong Kong.

In media venivano effettuate circa tre spedizioni di denaro ogni settimana: dei veri e propri pacchi pieni di banconote.

In alcuni casi i bagagli venivano trasportati con l’aiuto di un complice, che viaggiava in aereo.

In tal caso, il borsone era avvolto nella pellicola protettiva “safe-bag” al fine di non essere aperto, e per evitare controlli alla dogana i malviventi dichiaravano dei valori al tax-refund, e nel frattempo si riappropriavano dei bagagli sicuri di non essere ulteriormente controllati.

Una volta giunto ad Hong Kong, il denaro – tramite un money exchange – sarebbe stato riciclato tramite numerosi trasferimenti bancari presso attività commerciali lecite, operanti prevalentemente nel settore dell’abbigliamento.

Dopodiché il denaro veniva trasferito in conti bancari in Marocco, ed impiegato dall’organizzazione per l’acquisto di droga, poi fatta arrivare e smerciata in Italia.

DUE ANNI DI INDAGINI

L’indagine, durata circa due anni, dal novembre del 2017 all’ottobre del 2019, ha dunque permesso di accertare come l’apparato di movimentazione del denaro fosse simile ai sistemi informali già conosciuti come “Hawala” o “hundi” per quanto riguarda il mondo arabo e medio-orientale; e “chop” o “flying money” per quanto riguarda quello cinese.

Lo sforzo investigativo, realizzato attraverso numerosi pedinamenti a riscontro delle attività tecniche, ha permesso di individuare un esercizio commerciale nella Capitale che in realtà si riteneva potesse essere una copertura per attività illecite di credito e gestione finanziaria realizzato da un gruppo di cittadini cinesi.

IL SISTEMA DEL CAMBISTA

Si è così ricostruito come, attraverso un sistema fiduciario basato sulla lealtà tra famiglie di commercianti cinesi e intermediari del Marocco, il denaro - tramite il meccanismo della “compensazione” – venisse trasferito da un Paese all’altro con l’applicazione di un interesse, ovvero il guadagno degli intermediari.

La parola “cambista” infatti nasce nell’ambiente criminale proprio per questo motivo, poiché chiunque, attraverso gli stessi, può trasferire una somma di denaro da un Paese all’altro, potendola ritirare in moneta locale con il cambio vigente, in riferimento all’andamento delle borse.

Ogni transazione di denaro veniva identificata mediante un “codice”, conosciuto dai broker e dai clienti nei rispettivi Paesi, in modo tale che esclusivamente l’interessato potesse riscuotere la somma.

Per quanto riguarda i grossisti cinesi, gli stessi utilizzavano biglietti da visita del negozio, sui quali annotavano le somme versate a titolo di pagamento.

È stato inoltre monitorato come i trasporti erano organizzati attraverso le agenzie di viaggio con cadenza, a ritmi serrati, fino a tre viaggi settimanali lungo la tratta Roma-Hong Kong.

(aggiornata alle 11:30)