Pittelli, appello di 1500 persone per chiederne la scarcerazione
Sono più di 1.500 le persone, tra cui 25 parlamentari, che hanno lanciato un appello per chiedere la scarcerazione dell’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli, coinvolto nelle inchieste “Rinascita Scott” (QUI) e “Mala pigna” (QUI), condotte, rispettivamente, dalle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria.
L’iniziativa è stata promossa dal “Comitato promotore dell’appello per Giancarlo Pittelli”, il cui presidente e primo firmatario della petizione è Enrico Seta.
I promotori, legati da rapporti di amicizia o conoscenza con Pittelli, hanno iniziato lo sciopero della fame, così come sta facendo lo stesso ex parlamentare (LEGGI).
Nell’appello i firmatari se da una parte vogliono attestare la vicinanza all’avvocato, dall’altra chiedono la scarcerazione, dato che Pittelli “da oltre due anni è privato della libertà a seguito di un’inchiesta giudiziaria ancora lontana dalla sentenza di primo grado”.
Per il comitato “una così lunga carcerazione preventiva, cioè senza che l’imputato sia sottoposto ad un regolare processo”, appare “ingiustificabile e soprattutto non coerente con alcuni dei principi cardine dello Stato di diritto e della Costituzione”.
Il comitato quindi manifesta pubblicamente e ribadisce “all’avvocato Giancarlo Pittelli gli immutati sentimenti di rispetto, affetto ed amicizia ed opponiamo resistenza ad ogni uso degli strumenti del diritto che produca come effetto l’isolamento della persona e l’inaridimento delle relazioni sociali e affettive”.
“La sopravvivenza di legami di stima e di rispetto, o addirittura di amicizia, agli effetti, anche mediatici, di un procedimento giudiziario non solo non giunto ad una decisione definitiva, ma neppure ad una sentenza di primo grado, non è solo un’esigenza dell’imputato direttamente interessato, ma un elemento essenziale del tessuto sociale, della sua vitalità ed autenticità. Assistiamo, invece, impotenti allo sconvolgente scadimento dello stato psicofisico di Giancarlo Pittelli a causa della lunga carcerazione preventiva, condizione che gli impedisce di potere concentrare tutte le energie nella propria difesa. Non vogliamo che a questo si aggiunga una lesione della sua immagine ed un impoverimento delle relazioni costruite in una vita. Questo non ha nulla a che vedere con il rigore nella lotta alla criminalità, ma rappresenta solo un regresso civile e sociale che nessuna persona libera può accettare”.