Legge sul tartufo, Abate (gruppo misto): “Attenzione resta alta”
Resta alta l’attenzione in merito alla questione della nuova legge sui tartufi attualmente in discussione in Commissione Agricoltura al Senato. È quanto assicura Rosa Silvana Abate, senatrice del gruppo misto e componente della commissione agricoltura.
“Nel nuovo testo nato dalla congiunzione dei disegni di leggi numero 810, 933 e 918 risulta che all’articolo 6, nell’elenco delle specie che possono essere raccolte e destinate al consumo, vengano identificate, riportandone il nome specifico, soltanto quelle Umbre e Piemontesi. Un utilizzo della nomenclatura scientifica pericoloso se fatto in una legge dello Stato perché rischierebbe di tagliare fuori tutte quelle presenti nel vasto territorio nazionale, soprattutto quelle del Sud”, scrive Abate.
Per la senatrice la discussione del disegno “potrebbe riprendere entro breve” e teme che “se arrivasse all’approvazione della legge così com’è, causerebbe gravi danni a tutti quei territori e a quelle economie in cui si coltivano e raccolgono tartufi ma le cui zone non verrebbero citate nel testo della legge. Si andrebbero a distruggere esperienze come quella che punta a valorizzare il Tartufo del Pollino”.
Per questo ha incontrato nella Casa Comunale di Castrovillari, i rappresentanti dei cavatori che si occupano non solo della raccolta dei tartufi ma anche della valorizzazione e della conoscenza della loro storia e cultura. All’incontro, oltre alla sottoscritta, hanno preso parte, ospitati dal Sindaco Domenico Lo Polito, Salvatore Argentano e Gianni Candreva dell’associazione “Il tartufo e la sua cultura” e Luigi Gallo dell’Arsac, l’Azienda regionale per lo sviluppo dell'agricoltura in Calabria.
“Dal tavolo è emerso che, prima grazie all’apporto del Comune di Castrovillari, poi con quello del Parco Nazionale del Pollino, e con la collaborazione sia dell’associazione dei tartufai che dell’Arsac, il Cnr di Perugia sta completando una ricerca ad ampio raggio per definire le specie di tartufo presenti su tutto il territorio del Parco. Dai primi risultati emersi parrebbe che il tartufo del Pollino, sia quello nero che quello bianco, non abbiano nulla da invidiare alle altre specie note del Centro e Nord Italia. Anzi, ci potrebbe essere una variante tipica proprio di queste aree poste al confine tra Basilicata e Calabria, non rinvenibile in altri territori italiani”.