Al Cilea si torna a sognare con l’amore vero in “Coppie felicemente infelici”
Sono prima di tutto amici ma sono anche bravissimi attori e ideatori di un progetto complesso che analizza i sentimenti e le crisi di coppia evidenziando le fragilità e la forza umana che, alla fine, si ammorbidisce di fronte l'amore.
Al teatro "Francesco Cilea", ieri sera, in scena la pièce "Coppie felicemente infelici" (evento inserito nella rinomata kermesse dell'Officina dell'Arte di Peppe Piromalli) con gli strepitosi attori Federico Perrotta, Valentina Olla, Sabrina Pellegrino e Claudio Insegno (rispettivamente autori del testo) che, insieme ai giovani Marco D’Angelo e Giulia Perini, nobili e impeccabili "servi di scena", hanno analizzato il rapporto marito-moglie tra esilaranti sketch e monologhi curati nei minimi particolari. In un racconto serrato, veloce, carico di emozione e anche molto divertente, gli artisti hanno cercato di capire cosa li aveva prima uniti e poi, separati.
A riempire il palco, bastano solo quattro sedie rosse, quattro a fantasia patchwork e l'infinita bravura di attori che riescono senza artifizi, a catalizzare l'attenzione degli spettatori anche loro sull'altalena dei sentimenti di innamorati in crisi. A distanza di due anni e un divorzio alle spalle, sembra però che nulla sia cambiato tra le coppie: l'affetto di Paolo e Gilda (interpretati da Valentina e Federico), Lina (Sabrina) e Lorenzo (Claudio anche regista della pièce) non è scomparso anzi, la voglia di riprovarci e stare insieme è sempre forte. La punta di diamante della commedia è l'unione di pensieri ed emozioni che generano una forza tale da creare la realtà.
Una realtà perfettamente ricostruita da eccellenti "mattatori" della scena che, in quasi due ore di live, hanno messo al tappeto le incomprensioni e l'orgoglio umano che, spesso, divide la coppia facendo rivivere i sentimenti. Federico, Valentina, Claudio, Sabrina, Marco e Giulia hanno riportato il pubblico a sognare, a sperare, ad avere fiducia dell'altro ma soprattutto, hanno dimostrato che il vero amore non né fisico né romantico ma, è semplicemente, l'accettazione di ciò che è stato, sarà e non sarà.