Laureana di Borrello, concerto “Le sette parole di Cristo”
Prova-concerto di elevato spessore musicale quello offerto ai parrocchiani della chiesa matrice, voluto dal parroco don Cecè Feliciano in collaborazione con l’associazione culturale Ragone, che ha visto la concert band di Melicucco, diretta dai maestri Maurizio Managò e Gaetano Pisano, presentare “Le sette parole dell’agonia di nostro signore Gesù Cristo”, opera del canonico Lorenzo Maria Falduti. L’opera, scritta per orchestra, coro e canto, composta sul finire dell’800, arrangiata da Angelo De Paola, vede la parte tenore affidata a Angelo Forte e il Basso-Baritono ad Alessandro Tirotta, con il coro “Cantate Domino” di Reggio Calabria diretto dal maestro Fabio Mandarino. Momenti di elevato misticismo, oltre l’aspetto musicale, così come ricordavano le antiche rappresentazioni dell’opera sacra, consumate negli anni da autentici esperti, seppur dilettanti, di cui il territorio ne era la massima espressione. Sono quelle evangeliche tre ore di agonia del Cristo crocifisso, la “hora nona” dramma che si consuma nel venerdì santo di passione. Sette movimenti in musica a sottolineare quelle “parole” dell’excursus del Cristo agonizzante. “già trafitto in duro legno” introducono insieme le voci soliste, dimostrando subito un ottimo affiatamento. Precisi i ragazzi della concert band, ormai una certezza anche in situazioni impegnative, pronti e puntuali a rispondere alle varie dinamiche chiamate dai maestri. La seconda parola “di mille colpe reo” regala il fascino del grave del basso, che comprime ancor di più il mesto sentimento del perdono non sperato. Mentre nella terza di nuovo insieme si fanno apprezzare per un delicato lamentoso il tenore su uno scuro profondo del basso, per passare poi ad un cantabile “volgi deh” ancora del tenore. Alla quinta parola si alterna Gaetano Pisano sul podio ad affrontare tempo di marcia di commovente mestizia con Tirotta davvero superbo. Nel sesto movimento del famoso “Consummatum est” è il coro che fa apprezzare la bellezza dell’essere filarmonici, rispondendo all’amore per la musica non da professionisti. Esaltante il “Jesus autem emissa voce magna expiravit” con Tirotta solo in tessitura baritonale con il mesto sottofondo dei legni, prima del maestoso finale tutti insieme. Di assoluto coinvolgimento, con i due cantanti in perfetto pathos e assoluta espressività, precisi in articolazione e dinamica. Riduttiva, purtroppo, l’acustica della chiesa, per il nutrito gruppo della concert band, costretta quasi a sottovoce, per quanto possibile, ma preludio del sicuro successo al duomo di Reggio Calabria completamente gremito nel concerto ufficiale del giorno successivo.