Covid. Scoperto in Calabria primo caso di variante Omicron 4
Una nuova variante di Covid-19, denominata BA.4 (Omicron 4), è stata identificata il 25 aprile scorso, con approccio di bioinformatica, nel laboratorio di Biochimica e biologia molecolare Dipartimento di Farmacia dell'Università della Calabria, in collaborazione con il polo sanitario dell’Asp di Reggio Calabria e l’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro.
Il campione era stato prelevato il 19 aprile da una giovane donna, residente a Polistena, positiva al Covid-19, vaccinata e che presentava sintomatologia moderata. I risultati delle analisi si sono conclusi il 21 aprile e il 25 aprile è arrivata la conferma di validazione da parte dell'Istituto superiore della Sanità.
È il primo caso in Italia di questa variante che cambia nuovamente il volto del virus, per come finora conosciuto. Secondo i primi studi, Omicron 4 potrebbe diventare più infettiva ma meno letale. Per capirne meglio gli effetti, il campione ora è stato inviato all’Istituto Superiore di Sanità per la coltura in vitro del ceppo virale.
La ricerca di nuove varianti è fondamentale perché trovarle con rapidità è utilissimo per prevedere e quindi contenere l’onda pandemica. Indirizza la terapia e, cosa di cruciale importanza, premette una attenta valutazione della risposta ai vaccini.
La scoperta della variante è stata possibile grazie alla collaborazione tra il laboratorio di Biochimica e biologia molecolare del dipartimento di Farmacia e Scienze della salute e della nutrizione dell'Università della Calabria, diretto da Vincenza Dolce e Erika Cione, che ha verificato su SNAPgene la delezione su ORF1ab allineandole con le altre varianti omicron conosciute, il polo sanitario dell’Asp di Reggio Calabria diretto da Maria Teresa Fiorillo con i collaboratori Letizia Pintomalli, Rosaria Oteri, Valeria Calantoni, che ha effettuato lo screening in Sanger di primo livello, e l'Unità di Microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro, diretta da Pasquale Minchella, con i collaboratori Rossana Tallerico, Cinzia Peronace e Manuela Colosimo, con il supporto dei tecnici De Fazio, Pasceri e Talotta coordinati da Giuseppina Panduri, che ha validato con metodica Next Generation Sequencing i dati Sanger sequenziando l’intero genoma.