Operazione Propaggine, le mani della cosca Alvaro su Roma: 38 arresti
Scambio elettorale politico-mafioso, favoreggiamento per agevolare il sodalizio criminale, detenzione e vendita di armi da sparo comuni e da guerra, il tutto aggravato dall'associazione mafiosa.
Questo il grave quadro accusatorio a carico dei 34 soggetti coinvolti nell'operazione Propaggine (QUI), culminata quest'oggi con un blitz di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza tra Reggio Calabria e Roma.
L'attività investigativa p stata avviata nel 2016 dalla Direzione Investigativa Antimafia con il supporto della Dda della Procura capitolina: gli accertamenti farebbero emergere “numerosi e significativi punti di contatto” con alcuni soggetti calabresi provenienti da Sinopoli, Cosoleto e centri adiacenti, circostanza che ha fatto ipotizzare ad una formazione ‘ndranghetistica, portanto al coinvolgimento così della Procura di Reggio Calabria.
Il sodalizio, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti, sarebbe articolato non solo in varie regioni italiane - soprattutto Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - ma anche all'estero, con diverse locali anche in Svizzera, Germania, Canada e Australia.
Le locali sarebbero a loro volta incluse in un gruppo detto “La Provincia”, già emerso nel corso di precedenti operazioni ed indagini collegate alla cosca degli Alvaro e dei Penna.
In particolare, sarebbe emerso come la locale di Cosoleto, pur godendo di una sorta di autonomia nelle “attività illecite ordinarie”, rimaneva una costola dipendente da Sinopoli, dominio della famiglia Alvaro.
Ai vertici dell'organizzazione si ritiene vi siano Carmine Alvaro, detto U Cuveruni, considerato a capo della locale di Sinopoli, e Francesco Alvaro detto Ciccio Testazza, Antonio Alvaro detto U Massaru, Nicola Alvaro detto U Beccausu e Domenico Carzo detto Scarpacotta, ritenuti invece ai vertici della locale di Cosoleto.
L’ESTENSIONE SU ROMA
Sempre la cosca degli Alvaro avrebbe dato vita una vero e proprio distaccamento autonomo, denominato locale di Roma, articolazione del sodalizio strutturato tra Sinopoli e Cosoleto.
Nonostante lo stretto legame con la “casa madre” il gruppo romano avrebbe goduto di una ampia autonomia nella gestione delle attività illecite, rivolgendosi agli esponenti in Calabria solo per risolvere dispute o situazione di frizione, o per prendere decisioni sulla gerarchia criminale.
Particolare tensione si sarebbe creata per il controllo del territorio e per la successione delle nuove leve nella gestione delle locali, ma anche per la gestione dei rapporti con i vertici romani e le problematiche relative ai collaboratori di giustizia.
Non sarebbero mancate poi situazioni di disaccordo tra i diversi ceppi della stessa famiglia Alvaro, attenta al rispetto delle doti di ‘ndrangheta e nell'osservanza dei riti e dei linguaggi tradizionali.
A capo del gruppo romano vi sarebbero Vincenzo Alvaro detto U Beccasu e Antonio Carzo detto Ntoni Scarpacotta.
Quest'ultimo si sarebbe speso anche nella competizione elettorale del 2018 a Cosoleto, favorendo l'attuale sindaco, Antonio Gioffrè, finito oggi ai domiciliari.
Nonostante gli stretti rapporti l'attenzione sarebbe stata massima, e gli incontri di persona ridotti al minimo. Impiegati costantemente dei “messaggeri” mentre eventuali scambi diretti sarebbero avvenuti solo in momenti particolari, come matrimoni o funerali.
GLI ARRESTATI
Delle 34 persone finite agli arresti, 29 sono state trasferite in carcere e 5 si trovano ai domiciliari.
Si aprono le porte del carcere per: Carmelo Alvaro detto Bin Laden, 62enne di Sinopoli; Carmine Alvaro detto ù Cuvertuni, 69enne di Sinopoli; Domenico Alvaro detto Micu u Merru, 46enne di Sinopoli; Domenico Alvaro, 34enne di Cinquefrondi; Francesco Alvaro detto Ciccio Testazza, 65enne di Taurianova; Giuseppe Alvaro detto Stelio, 53enne di Sinopoli.
Alfredo Ascrizzi, 24enne di Polistena; Ferdinando Ascrizzi detto Nando, 50enne di Catanzaro; Francesco Carmelitano, 56enne di Taurianova; Antonio Carzo detto Ntoni Scarpacotta, 62enne di Scido; Domenico Carzo detto Scarpacotta, 81enne di Scido; Vincenzo Casella, 34enne di Cinquefrondi; Giuseppe Palermino Durante detto Peppe u Palerminu, 38enne di Cinquefrondi.
Angelo Licastro detto Micu u Biondo, 49enne di Taurianova; Francesco Luppino detto Ciccio Mazza, 74enne di Cosoleto; Giuseppe Modafferi, 36enne di Taurianova; Raffaele Modafferi, 58enne di Taurianova; Antonio Penna, 37enne di Sinopoli; Carmela Penna, 39enne di Palmi; Carmine Penna detto Zanchi, 43enne di Sinopoli; Giovanni Penna, 25enne di Reggio Calabria; Angelo Rechici, 44enne di Gioia Tauro; Antonino Rechici, 61enne di Cosoleto.
Giovanni Rechici, 25enne di Polistena; Domenico Surace detto Pulentuni, 72enne di Cosoleto; Antonio Versace detto Ntoni u Brizzi, 54enne di Cosoleto; Carmelo Versace detto Melo u Jack, 62enne di San Procopio; Francesco Versace detto Ciccio Jack, 38enne di Cinquefrondi; Giuseppe Versace detto Peppe Jack, 33enne di Cinquefrondi.
Finiscono ai domiciliari, invece: Salvatore Alessi, 27enne di Polstena; Antonio Alvaro detto Massaru 'Ntoni, 85enne di Sinopoli; Antonino Gioffrè, 47enne di Taurianova; Eugenio Panuccio detto Genio, 49enne di Oppido Mamertina; Maurizio Rustico, 42enne di Cinquefrondi.