“Gallicò”: un quartiere sotto scacco tra estorsioni ed usura
È un carnét criminale notevole quello emerso nel corso dell'indagine svolta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sfociata questa mattina nell'operazione Gallicò (LEGGI) e che vede complessivamente 40 indagati ed ha portato a 17 arresti, 16 in carcere ed uno ai domiciliari.
Tutti i soggetti coinvolti infatti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, detenzione abusiva di armi ed intestazione fittizia di beni.
Le indagini sono nate nel 2019, a seguito dell'omicio di Francesco Catalano (LEGGI). Un fatto di sangue che ha portato Polizia e Carabinieri - sotto l'egida della Procura - ad indagare nell'ambiente criminale operante proprio nel quartiere di Gallico: intercettazioni ed appostamenti fanno così ritenere di aver ricostruito le dinamiche e gli assetti del sodalizio che di fatto controllava il territorio tramite intimidazioni ed estorsioni.
IL CONTROLLO DOPO GLI ARRESTI
Secondo quanto scoperto nel corso delle indagini, proprio Catalano - a sua volta pregiudicato per associazione mafiosa e coinvolto nell'operazione Olimpia - avrebbe cercato di assumere il comando del gruppo criminale a seguito dell'arresto di Antonino Crupi, avvenuto nel 2018.
Tuttavia, in quel frangente il referente criminale della zona sarebbe stato Domenico Mariano Corso, con il quale entrò in aperto contrasto.
A seguito dell'omicidio di Catalano, le forze dell'ordine fermarono due soggetti: Domenico Mariano Corso e Costel Zlatan. Quest'ultimo riuscì a far perdere le proprie tracce trasferendosi nel Regno Unito, ma venne poi rintracciato ed arrestato.
L'intera vicenda rientrerebbe nelle dinamiche del conflitto che tra il 2017 ed il 2020 ha riguardato proprio il controllo criminale dell'area di Gallico a Reggio Calabria.
DENARO, ARMI ED IMPOSIZIONI
Le indagini avrebbe così fatto emergere, in un primo momento, un giro di prestiti di denaro a tassi usurai, che il sodalizio avrebbe garantito a titolari di esercizi commerciali della zona in difficoltà finanziaria dopo il Covid-19 ed il periodo di lockdown.
Scoperta, poi, anche una serie di estorsioni ai responsabili di un supermercato di quartiere, al quale sarebbero strate imposte diverse assunzioni di personale: in un caso sarebbe stata persino obbligata una promozione nei confronti della moglie di uno degli odierni indagati.
Sarabbe dunque evidente un condizionamento delle attività economiche locali, come nel caso del settore della panificazione, dove veniva imposto un unico fornitore dal quale attingere per le materie prime.
Non solo: emergerebbe anche il caso di un piccolo rivenditore di frutta e verdura, al quale sarebbe stato impedito di di commerciare del pane al fine di evitare la "concorrenza" con un vicino panificio, di proprietà di uno degli indagati.
Emerso infine un presunto condizionamento nel settore edile, con l'imposizione di affidare la posa del ferro ad una impresa appositamente "segnalata" da un indagato.
I Carabinieri hanno poi scoperto come diversi dei coinvolti fossero stati in possesso di numerose armi clandestine, parzialmente sequestrate nel corso dell'operazione. Sotto sequestro preventivo anche quattro società - tutte locate a Reggio Calabria - intestate a prestanome ma controllate dal sodalizio.