Laino Borgo sforna grandi talenti: pubblicate le poesie di Lorenzo Pataro
Agli inizi di giugno è uscito “Amuleti”, il nuovo libro di poesie di Lorenzo Pataro, giovane poeta ventitreenne di Laino Borgo. Il libro, che arriva dopo l’esordio del 2018 con “Bruciare la sete”, è stato pubblicato dalla casa editrice romana Ensemble edizioni e vanta la prefazione del poeta, scrittore e critico letterario Elio Pecora, tra i più importanti poeti italiani viventi.
“Un orgoglio per la nostra comunità - ha commentato il sindaco della cittadina cosentina Mariangelina Russo - una promessa della poesia contemporanea che abbiamo voluto coinvolgere tra i collaboratori per la realizzazione dei murales che abbelliscono il centro storico. Alcuni versi di Pataro sono riportati sulle vie del borgo e arricchiscono di bellezza e poesia la nostra comunità”.
Il giovane poeta, le cui poesie sono state spesso premiate e pubblicate anche su La Repubblica, presenterà il suo ultimo lavoro nel mese di Agosto proprio a Laino Borgo, lavoro che si compone di quattro sezioni, “Richiami, amuleti”, “Nostalgia del grembo”, “I morti sono i tarli della neve”, “La fatica dello stare”, per un totale di sessantanove tra poesie e prose poetiche,
Nella prefazione il critico Elio Pecora scrive che “Questo libro … possiede qualità e forze e umori. Il territorio, nel quale l’autore si cerca e si palesa, appartiene a un altrove che ingloba l’umano, ma non lo isola e restringe. Il titolo Amuleti fa pensare agli amuleti montaliani, a oggetti e soggetti che modulano i significanti ed estendono i significati. (…) Quel che resta qui di una fitta elencazione di luoghi, oggetti, animali, piante, stagioni è insieme vigilanza e stupore, attesa trepida e insopprimibile desiderio di essere e di restare.”
“E se della negazione e del dubbio, in cui è stato immerso e sommerso il Novecento, persistono qui le ombre e gli appigli, se una irreparabile scontentezza sta dietro gli avvii e le soste di tanto chiamare ed evocare, mai s’accampa una definitiva rinuncia alla felicità, mai si cede a un’estrema invalicabile negazione. Tutto – in questo continente di parole, di frasi, di cadenze – si avvolge in un ritmo denso e pacato. Il verso, che propende all’endecasillabo, ne esce per acclimatarsi in chiare e libere cadenze. Tutto si presenta come composto di un’uguale sostanza, eludendo ogni separatezza, trovando segrete ragioni in una confidenza e in una prossimità che sfociano in una cercata alleanza”.