Favorirono la latitanza di “Gambazza”, sei condanne e tre assoluzioni
Il gup di Reggio Calabria, Vincenzo Quaranta, ha condannato sei degli imputati nel processo denominato “Defender” assolvendo altri tre ed escludendo per tutti l’aggravante mafiosa.
Parliamo del procedimento in abbreviato seguito all’operazione della squadra mobile del capoluogo dello Stretto che nel marzo scorso anno portò all’arresto dei presunti favoreggiatori del superboss “Gambazza”, al secolo Giuseppe Pelle (QUI), 61enne considerato a capo dell’omonima cosca di San Luca dopo averne preso le redini dal defunto padre Antonio
Sono due, dunque, gli anni inflitti alla moglie del boss ed ex latitante, Marianna Barbaro, tra l’altro figlia del boss Francesco Barbaro, deceduto nel 218 mentre era all’ergastolo.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la donna avrebbe incontrato periodicamente il marito durante la sua latitanza durata circa due anni e terminata nell’aprile del 2018 (QUI).
Altri due anni e dieci mesi, poi, sono stati inflitti al genero di “Gambazza”, Giuseppe Barbaro; due anni e cinque al figlio Francesco Pelle e due anni ed otto mesi al nipote Antonio Pelle (classe ’87).
Ed ancora, due anni e tre mesi la condanna per Giuseppe Morabito due anni quella di Girolamo Romeo a cui si contestava di aver messo a disposizione l’immobile di Condofuri dove Pelle vissuto durante la latitanza fino alla sua cattura.
Le assoluzioni sono arrivate infine per la sorella di Romeo, Domenica, con la formula “per non aver commesso il fatto” e per Elisa e Salvatore Pelle, figlia e fratello del superboss.