‘Ndrangheta. Colpo nella notte, catturato il ‘super boss’ latitante Giuseppe Pelle

Reggio Calabria Cronaca

È finita nella notte scorsa la latitanza, durata circa due anni, di Giuseppe Pelle, 58enne di San Luca, considerato come il capo strategico e membro della “Provincia della ‘ndrangheta calabrese.

Pelle è stato rintracciato e catturato dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco, il Servizio Centrale Operativo della Polizia, nel suo rifugio: un’abitazione in una delle contrade più impervie dell’entroterra di Condofuri, praticamente irraggiungibile perché senza strade percorribili, ed isolata dal greto accidentato di una fiumara aspromontana, che ne rende difficoltoso l’accesso.

LA STORIA CRIMINALE

Il boss appartiene alla potente famiglia dei Gambazza di San Luca, un tempo guidata dal padre, Antonio Pelle (classe 1932), a sua volta ritenuto come ai vertici della ‘ndrangheta fino alla sua morte, avvenuta nel 2009.

Pelle sarebbe legato anche ad un’altra influente famiglia, quella dei Barbaro di Platì - che fa capo al boss ergastolano Francesco Barbaro (classe 1927), detto “u castanu” – dato che ne ha sposato la figlia Marianna.

Il ricercato deve scontare una pena residua definitiva di 2 anni, 5 mesi e 20 giorni di carcere per associazione mafiosa e tentata estorsione.

Nel mese di luglio del 2017, mentre era ancora latitante, è stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare emessa, nell’ambito dell’inchiesta “Mandamento Ionico” (LEGGI), coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, con le accuse di tentata estorsione e illecita concorrenza, aggravate dal metodo mafioso: secondo gli inquirenti avrebbe tentato di accaparrarsi i proventi derivanti dall’esecuzione di lavori pubblici in alcuni comuni della Locride, tra i quali Siderno, Palizzi, Condofuri e Natile di Careri.

BLITZ LAMPO, SI ARRENDE SENZA RESISTENZA

Il blitz per catturare Pelle - coordinato dalla Dda - è scattato nel cuore della notte e ha visto impegnati una cinquantina di uomini della Polizia che praticamente hanno “assediato” l’impervio entroterra di Condofuri così da infiltrarsi, contemporaneamente e con diverse unità operative, nelle zone interessate.

Un’operazione fulminea che non ha lasciato alcuna possibilità di fuga al ricercato che si è arreso senza opporre alcuna resistenza.

All’interno dell’abitazione in cui era nascosto erano presenti anche altre persone, le cui posizioni sono al vaglio degli inquirenti.

LA “PROCESSIONE” DEI POLITICI IN CASA DEL BOSS

Le investigazione sul conto di Pelle avrebbero portato ad attribuirgli il ruolo di elemento di vertice dell’intera organizzazione mafiosa, elemento che sarebbe dimostrato dalle immagini immortalate dal sistema di video osservazione che è stato installato nei pressi della sua abitazione di Bovalino.

Immagini che documentano le sue frequentazioni, soprattutto con personaggi di assoluto rilievo del panorama criminale della provincia reggina, oltre che con esponenti politici locali che a lui si sarebbero rivolti per chiedere voti in cambio di benefici di vario tipo.

Gli inquirenti sostengono che Pelle, in questo ruolo, avrebbe organizzato gli incontri con altri rappresentanti di rango dalla ‘ndrangheta, raccogliendo anche richieste di intervento per risolvere delle controversie interne ai Locali e dirimere eventuali conflitti sulla spartizione degli appalti.

L’ormai ex latitante annovera a suo carico anche una condanna definitiva per la partecipazione all’associazione mafiosa, che sarebbe stata accertata nell’ambito dell’inchiesta “Armonia”, che aveva coinvolto i presunti vertici di varie cosche della ‘ndrangheta.

(ultimo aggiornamento alle 13:13)