Tutto quello che c’è da sapere sulla prostatite

Calabria Salute

Quando si parla di prostatite si fa riferimento a una infiammazione della prostata. A dire il vero sarebbe più corretto definire questo disturbo con il nome di uretroprostatite, dal momento che l’infiammazione coinvolge anche il primo tratto di prostata, che attraversa la prostata. Le ragioni per le quali si infiamma la prostata sono diverse e in molti casi concomitanti, per quanto possano essere non semplici da identificare nel momento in cui iniziano a comparire i sintomi. Si può trattare, per esempio, di abitudini alimentari, di disordini intestinali, di comportamenti sessuali o di abitudini minzionali.

Che cosa fare dopo la comparsa dei sintomi

È chiaro che nel momento in cui iniziano a comparire i sintomi prostata non si può far altro che rivolgersi al proprio medico, non solo per ricevere una diagnosi completa, ma soprattutto per scongiurare la possibilità che siano presenti delle alterazioni tali da agevolare la prostatite. I batteri che provocano la prostatite di norma fanno già parte della flora intestinale, ed è proprio da lì che arrivano per poi andare a colonizzare le vie seminali. Nella sintomatologia della prostatite si riconoscono il glande urente e un dolore sovrapubico, ma anche la presenza di sangue nello sperma. Altri sintomi possono riguardare una sensazione di svuotamento non completo e un dolore perineale che può coinvolgere l’ano o i testicoli. La prostatite può causare anche dolore o bruciore nel corso della minzione e un incremento della frequenza con la quale si deve andare in bagno. Si può avere a che fare, poi, con un dolore che si irradia alla faccia interna della coscia, insieme con necessità impellente o urgenza di urinare, a volte abbinata a incontinenza da urgenza.

In caso di incontinenza

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La gestione dei sintomi

Torniamo ai sintomi della prostatite: alcuni di essi si presentano come fonte di notevole disagio singolarmente; a volte, invece, ci possono essere più sintomi in simultanea, che nel corso del tempo variano in base alla frequenza, al numero o all’intensità. Nel caso in cui siano i disturbi menzionali a caratterizzare in maniera preponderante la sintomatologia, può succedere che la prostatite sia scambiata per cistite; tale confusione può essere evitata tramite un controllo medico meticoloso, che consente di giungere a una diagnosi precisa per mezzo delle indagini cliniche del caso e di una esplorazione rettale.

Guida alla prevenzione

È legittimo domandarsi che cosa si possa fare per la prevenzione della prostatite. Ebbene, da questo punto di vista è fondamentale prestare la massima attenzione alle abitudini di comportamento, in riferimento a ciò che si beve e a ciò che si mangia, ma anche alle pratiche sessuali. Sono molto importanti l’igiene e una regolare attività fisica, ma anche il corretto funzionamento intestinale. A differenza di quel che a volte si legge o si sente dire, andare in bicicletta non provoca la prostatite. Al massimo si può provare fastidio nel praticare ciclismo se si ha la prostata infiammata.

Come si diagnostica la prostatite

La diagnosi della prostatite è orientata dai sintomi, che in ogni caso sono puramente indicativi. Per attribuire la causa della prostatite all’infezione, infatti, è inevitabile ricorrere alla spermiocoltura, cioè la coltura dello sperma, ed eventualmente a un esame delle urine. Così, per giungere a una diagnosi di infezione delle vie seminali è opportuno fare riferimento al medico, anche per beneficiare di una terapia adeguata, oltre che per escludere potenziali cause dell’infezione. Non è da considerare un parametro diagnostico dell’infezione il PSA, che non ha significato clinico nel momento in cui viene misurato in fase acuta: in tale circostanza può essere particolarmente alto ma solo per effetto dell’infiammazione. Solo se la misurazione viene effettuata dopo tre mesi dalla scomparsa dei sintomi si può parlare di un significato clinico.

Come viene trattata la prostatite

I tempi di trattamento per la prostatite sono piuttosto lunghi, compresi tra le 4 e le 6 settimane: questo è il periodo da prendere in considerazione per una risoluzione priva di strascichi. Esistono pochi medicinali che hanno la capacità di penetrare all’interno del lume delle ghiandole prostatiche. Inoltre in molti casi a causa dell’urgenza dei sintomi si è indotti a un trattamento empirico che non si basa su una diagnosi colturale precisa dei germi da cui la ghiandola è colonizzata. Ecco perché a volte i farmaci si limitano ad attenuare il problema ma non a risolverlo del tutto, specie se le dosi non sono adeguate.