Metano, si punta a raddoppiare le estrazioni dai giacimenti sottoutilizzati

Calabria Attualità

Entro domani, mercoledì 14 settembre, le compagnie petrolifere potranno presentare al Gestore dei Servizi Energetici nazionale le loro candidature per ottenere l'autorizzazione ad estrerre maggiori quantità di metano dai giacimenti italiani già scoperti ed utilizzati.

Il Ministero della Transizione Ecologica infatti ha previsto un aumento delle estrazioni - e di conseguenza della vendita - di gas naturale, non essendoci al momento in previsione nuovi impianti.

L'obiettivo del Ministero guidato da Roberto Cingolani sarebbe quello di raddoppiare - almeno - i metri cubi di metano estratti dal sottosuolo italiano, passando dai 3,34 miliardi del 2021 ad almeno 6 miliardi entro la fine del 2022.

Il Gse potrà dunque stipulare dei contratti di acquisto pluriennali a prezzi convenzionati, con l'intendo di destinare circa un terzo di questo surplus alle piccole e medie imprese.

Sempre secondo le stime del Ministero, ad oggi in Italia si estraggono tra i 250 ed i 300 milioni di metri cubi di metano al giorno, mentre il consumo medio nazionale si aggira attorno ai 75 miliardi di metri cubi. Non è escluso che le compagnie petrolifere chiedano una proroga dei termini di scadenza, al fine di poter presentare più richieste.

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Massima attenzione è posta sui grandi giacimenti nazionali, che sono principalmente 3: la Val d'Agri, la Val Padana ed i fondali dell'Adriatico. Da qui proviene la stragrande maggioranza del metano estratto oggi in Italia, ed è ovvio che tali giacimenti attirino maggiormente l'attenzione delle compagnie petrolifere.

Compagnie che però guardano con interesse anche alle numerose sacche presenti nei fondali di tutta la penisola, contenenti poche centinaia di milioni di metri cubi di gas ancora da estrarre senza il bisogno di ricorrere a nuove perforazioni.

In Calabria la maggior parte dei pozzi dormienti e potenzialmente riattivabili si trovano nel crotonese, lungo tutta la costa dei saraceni. Nel sottosuolo (sia in mare che sulla terraferma) infatti vi sono diverse sacche contenenti ancora una discreta quantità di gas estraibile: gas che secondo le stime del Mite può contribuire per il 5% all'aumento ipotizzato.

Ma non solo: nel Golfo di Taranto - e dunque nello specchio d'acqua su cui si affaccia l'alto jonio cosentino - è prevista un'ampia campagna di ricerca di nuovi giacimenti, che tuttavia non potranno entrare in produzione prima di diversi anni. Ricerche simili verranno svolte anche nel largo jonio, dove si ipotizza da tempo la presenza di giacimenti ben più grandi di quelli scoperti poco al largo dalle coste crotonesi.