Indagata impresa pugliese, perquisita la Reggina Calcio: s’ipotizza la compensazione di crediti fittizi
La Guardia di Finanza di Bari ha effettuato una perquisizione nella sede della Reggina1914 con lo scopo di reperire documentazione utile allo sviluppo di una indagine che riguarda un imprenditore pugliese ed un’azienda leccese che produce articoli elettromedicali.
L’ipotesi avanzata dalla Procura pugliese è che la società calcistica abbia ricevuto da quest’ultima - a titolo di permuta, e come pagamento di una sponsorizzazione - un credito fiscale considerato fittizio, per oltre 703 mila euro, ed utilizzato, nell’aprile scorso per compensare dei debiti tributari e previdenziali relativi ai periodi di imposta dal 2016 al 2020.
Una circostanza che è stata nel frattempo segnalata dalla Procura barese, per le valutazioni di competenza, alla Covisoc, la Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio, della Figc, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, mentre l’attuale compagine amaranto, che lo ricordiamo milita nel campionato di serie B, ha precisato che la Gdf ha acquisito documenti relativi alle precedenti gestioni e che l’attuale proprietà “non è in alcun modo coinvolta e non ha mai avuto nessun rapporto con i soggetti sotto inchiesta”.
L’indagine, come accennavamo parte dal capoluogo pugliese dove le fiamme gialle hanno proceduto al sequestro preventivo d’urgenza delle le disponibilità finanziarie di una società di Lecce e, per equivalente, dei beni del suo rappresentante, per un valore complessivo di circa 2,3 milioni di euro, ritenuti il profitto ottenuto grazie al riciclaggio e all’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Le investigazioni si concentrano sulla presunta esistenza di un “circuito fraudolento” che avrebbe avuto lo scopo di creare, far circolare, monetizzazione e utilizzare in compensazione dei crediti d’imposta che in realtà sarebbero stati inesistenti.
Un “sistema” che secondo le fiamme gialle gravitava, principalmente, intorno alla figura dell’imprenditore barese, titolare di una società a responsabilità limitata nel settore edile e che il 9 giugno scorso si era già visto sequestrare beni e crediti di imposta per oltre 140 milioni di euro che sarebbero stati ottenuti con on l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, ed anche in questo caso con l’indebita compensazione, il riciclaggio e l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Gli approfondimenti successivi hanno portato i finanzieri a ritenere che l’ex moglie dell’imprenditore barese avrebbe ricevuto denaro proveniente dalla monetizzazione di parte dei questi crediti inesistenti, impiegando alcune delle liquidità così ottenute nell’attività economica di una Srl con sede a Lecce e che si occupa di fabbricazione di articoli elettromedicali, di cui è amministratore unico.