Processo Farma Trash, passa ai domiciliari uno dei principali indagati
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rimodulato la misura interdittiva a carico di Sergio Cantafio, ritenuto promotore, organizzatore e partecipe di un’associazione a delinquere e di altri 27 capi d'imputazioni per reati-fine: secondo l'accusa, come medico di base del Servizio Sanitario Nazionale, avrebbe coordinato l’attività del presunto gruppo criminale e reperito "i mezzi necessari alla realizzazione del programma criminoso".
Il Gip, nella ordinanza di custodia cautelare in carcere, evidenziava una "particolare spregiudicatezza e capacità criminale" di Cantafio, la dedizione alle truffe nei confronti del Ssn da decenni, anche in territori non appartenenti a questa giurisdizione, la capacità di coordinare, anche senza la propria presenza fisica, tutte le attività più rilevanti dell’associazione e di pianificare i successivi reati, oltre alle strategie per superare i controlli e gli imprevisti avvenuti nel corso del tempo, la costante attenzione per l’espansione dei traffici illeciti, anche attraverso il reclutamento di nuovi farmacisti, l’emersa sussistenza di legami con l’estero tali da permettere la spedizione di farmaci fittiziamente prescritti, nonché la commissione di ulteriori rilevantissime truffe anche al di fuori del perimetro dell’associazione.
Il professionista è coinvolto nell’operazione portata a termine lo scorso mese di novembre (LEGGI) che ipotizza l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, compiuta mediante la redazione di false ricette mediche relative a costose specialità medicinali prescritte al solo scopo di percepire il relativo profitto grazie al totale rimborso delle spese da parte del Servizio Sanitario.
Secondo la tesi accusatoria, il medico, con l’aiuto della moglie, avrebbe provveduto a redigere le prescrizioni di farmaci attribuendole a suoi pazienti ignari, recapitandole a titolari delle farmacie ritenuti compiacenti, i quali provvedevano a rifornirsi dei farmaci. Una volta ricevuti i prodotti, i farmacisti o i loro collaboratori avrebbero rimosso i bollini identificativi (le cosiddette “fustelle”) dalle scatole dei medicinali e li avrebbero applicati sulle false prescrizioni al fine di ottenere poi il rimborso da parte del Ssn.
Il Tribunale di Catanzaro – Sezione Riesame – in accoglimento della richiesta avanzata dall’avvocato difensore Francesco Nicoletti ha sostituito la massima misura del carcere con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari.