Il “paesaggio interiore” dello Stretto: quattro artisti in mostra con “Mediterraneo informale”

Reggio Calabria Tempo Libero

“Mediterraneo Informale’: è questo il titolo della mostra che s'inaugura oggi, sabato 10 dicembre alle 18.30, e sarà visitabile fino all'8 gennaio, alla Galleria Arte Toma di Reggio Calabria (in Via Giudecca, 23); un dialogo inedito tra gli artisti Paolo Barillà, Demetrio Giuffrè, Saso Pippia, Sebastiano Plutino.

L’idea progettuale di questa collettiva è quella di presentare un “itinerario mediterraneo contemporaneo” attraverso lo sguardo di quattro artisti che vivono intensamente il loro ‘paesaggio interiore’ dello Stretto, come espressione di una personalissima esperienza di ricerca estetica, gestuale e polimaterica. “Mediterraneo Informale” non è una corrente artistica, ma il manifesto di una tensione poetica.

GLI ARTISTI

Paolo Barillà domina una grammatica concretista fatta di colori primari e forme essenziali, con cui esplora le fonti della pittura, dei suoi strumenti e delle sue potenzialità. Le sue ‘S-composizioni’ sono entità cromatiche intense, che incidono su uno spazio pittorico geometricamente ‘confinato’. Se entrano in relazione è solo per dissonanza di scale, attivando una partitura polifonica dalle tonalità accese e squillanti.

La tendenza al puro astrattismo cede il passo ad un approccio più empirico con l’uso di collage e stencil sui supporti lignei che dopo l’imprimitura diventano le basi su cui l’artista interviene con un patching di varie texture pittoriche, elaborando una mappatura dinamica dello spazio in ardite vedute aeree.

Demetrio Giuffrè, conduce da anni una ricerca sperimentale sull’uso del silicone combinato a colori puri come supporto e medium pittorico, con cui plasma una materia nuova, elastica, lucida e spessa. L’artista crea degli ‘scampoli di tessuti plastici’ dalle infinite varianti cromatiche, creazioni morbide e reversibili che si prestano ad essere piegate e arrotolate. In ‘Reverse’, ‘Skin’ e ‘Con[tatto]’, emerge un sentire contemporaneo in cui domina l’urgenza di una riflessione sul rapporto tra uomo e natura e l’invito ad una dimensione tattile amplificata. Nella serie ‘Pinakes’ l’artista graffia e incide la trama delle superfici con cui ‘confeziona’ piccole e preziose icone votive, elaborando un raffinato rimando alla scultura classica.

Saso Pippia, indaga con estrema sensibilità le atmosfere rarefatte del paesaggio ‘ultramarino’, in cui si incontrano e si scontrano cielo, terra e mare. La sua è una pittura vigorosa e al tempo stesso crepuscolare, fatta di fugaci impressioni su carta e possenti dipinti su tela o su tavola. L’artista dirige un’orchestra di luci ed ombre con una gestualità forte e sicura che aggiunge e sottrae impasti di terre, ocre e rame, mentre squarcia incessantemente le nubi con spatola e pennello. Le sue opere hanno il fascino di quelle visioni evanescenti che insistono su un "non luogo" intensamente poetico e di straordinaria bellezza. La sua poetica è ‘Terraluce’. Saso persegue ancora l'ideale dei grandi maestri, dipingere l'aria.

Sebastiano Plutino, si dedica intensamente alla ricerca di una sintesi tra figurativo e informale. Le sue ‘Marine’ sono puro piacere, estese distese cromatiche, ritmo e contemplazione. Cieli luminosi e infiniti, costantemente investiti dall'increspatura delle onde che scontornano l'orizzonte. L’artista impiega dense stratificazioni di oli, smalti e acrilici su tavola, dai toni mat, intensi e pastosi, che recidono i volumi sezionando il campo visivo con un orizzonte netto e deciso. Il senso di appartenenza è dato dalla costante grammatura cromatica di questi paesaggi informali, che definisce le coordinate di una narrazione precisa, fortemente radicata nel suo immaginario poetico.