Cirò Marina: ‘ndrangheta, confisca beni per oltre 1 milione di euro
Personale dell’ufficio misure di prevenzione della questura di Crotone e finanzieri del Gico di Catanzaro hanno dato esecuzione alla confisca beni ed attività economiche per un valore di oltre 1 milione di euro appartenenti a Giuseppe Nicastri 62 anni, esponente di primo piano della cosca Farao-Marincola attiva nel territorio di Cirò Marina.
I beni confiscati, costituiti da due terreni ove insistono più fabbricati, un appartamento, un magazzino, quote di una società operante nel settore della produzione di calcestruzzo e da tre autovetture, sono risultati incompatibili con i redditi dichiarati al Fisco da Nicastri e dal suo nucleo familiare e, pertanto, verosimilmente acquistati attraverso l’impiego di capitali di provenienza illecita. Il provvedimento di confisca è stato emesso dal tribunale di Crotone che ha accolto a suo tempo la proposta avanzata dal procuratore della repubblica di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, al termine di accurate indagini economico-patrimoniali condotte congiuntamente da polizia e Guardia di Finanza.
Si tratta, in particolare, della prima significativa proposta avanzata dalla Procura di Catanzaro sul territorio di Crotone in base alla nuova normativa introdotta dalla legge 24 luglio 2008, n. 125 (c.d. pacchetto sicurezza) che ha attribuito proprio ai procuratori distrettuali la competenza di richiedere l’applicazione delle misure di prevenzione nei confronti degli indiziati di appartenenza ad associazioni mafiose. Nicastri, infatti, oltre ad annoverare numerosi precedenti penali, è stato tratto in arresto dopo oltre due anni di latitanza, essendo sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione “Bellorofonte” condotta ai danni del clan cirotano dai Carabinieri di Crotone sotto la direzione della Dda di Catanzaro. In particolare a Nicastri sono stati contestati i reati di associazione mafiosa, narcotraffico, estorsione aggravata dalle modalità mafiose, accuse per le quali nel luglio del 2008 è stato rinviato a giudizio dal tribunale di Catanzaro