Aggressione guardia medica, Ordine Infermieri: accertare dove siano le responsabilità

Reggio Calabria Salute

Dopo l’aggressione avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, che ha visto protagonista suo malgrado un medico della guardia media (QUI), interviene l’Opi, l’ordine degli infermieri di Reggio Calabria, evidenziano come questo episodio sia da considerare “ancora più grave dal momento che coinvolge esclusivamente addetti ai lavori. Da un lato – ricorda l’Opi - due medici, …, dall’altro, due infermieri, uno dei quali nella veste di utente - presentatosi in condizioni critiche per l’indisponibilità di farmaco salvavita di cui aveva necessità ed urgenza improrogabili -. La questione ha registrato l’intervento delle forze dell’ordine e la denuncia da parte dei medici”.

“Nei casi classici, e ne potremmo elencare moltissimi, la distinzione fra aggrediti ed aggressori è netta e si palese davanti ad una platea di osservatori - basti pensare all’affollamento dei nostri Pronto Soccorsi -. Possiamo però affermare che, in quest’ultima occasione, gli attori della lite e gli osservatori erano le medesime persone, e che hanno vissuto la questione da punti di vista differenti”, afferma l’ordine professionale.

Ordine che, già prima che venisse chiamato in causa dal Presidente Veneziano, si era già attivato per indagare sull’identità dell’infermiere coinvolto nella lite (l’altro, ancorché compagna di vita, era solo l’accompagnatore di quest’ultimo) e, una volta individuato, è stato sentito per le vie brevi, in attesa della convocazione ufficiale che gli sarà notificata nei prossimi giorni.

“Da parte di questo nostro iscritto – spiega l’Opi - abbiamo acquisito tutt’altra contrastante versione dei fatti, rispetto a quanto riportato dai giornali locali. Da questa angolazione, infatti, sembrerebbe essere proprio l’Infermiere il soggetto verbalmente aggredito dal Medico di Guardia - una giovanissima donna - supportata da un collega, verosimilmente fuori servizio e, per le informazioni fin qui acquisite, fidanzato della dottoressa (il che, se risultasse vero, inficerebbe, almeno in parte, la terzietà della testimonianza)”.

L’ordine degli infermieri sostiene pertanto che le dinamiche raccontate sarebbero “assolutamente antitetiche, e, riteniamo, pertanto, che solo gli inquirenti - le forze dell’ordine interessate - che dispongono di risorse, autorità e professionalità specifiche, possono dirimerle, addivenendo, speriamo presto, al vero svolgimento dei fatti”.

L’Opi si domanda quindi come abbia fatto il Presidente dell’Ordine dei Medici, in questa fase, nell’immediatezza dei fatti, ad essere sicuro che la verità risiedesse nel racconto dei medici “e non, come potrebbe emergere, nella ricostruzione degli Infermieri. Solo perché i medici sono stati più veloci a fare denuncia o a chiamare i carabinieri, vuol dire che hanno ragione? O, peggio ancora, hanno ragione solo perché sono medici?”

“Noi invece, di una sola cosa siamo sicuri in questo momento. Siamo sicuri che - prosegue - l’accaduto, assai increscioso, ha, con certezza, una sola vittima: la nostra utenza, alla quale chiediamo umilmente scusa, come corpo professionale, indipendentemente dal torto o dalla ragione di chiunque fra le parti in causa”.

Da qui la necessita di rassicurare la stessa utenza che l’Ordine degli infermieri acquisirà la dichiarazione formale dell’Infermiere coinvolto ed aprirà, a suo carico, un procedimento disciplinare che, se non dovessero emergere novità inconfutabili sulle attuali partigiane posizioni, verrà congelato in attesa che la giustizia faccia il proprio corso per adeguarsi, successivamente, alle sue risultanze.

Una procedura che l’Opi si sente di consigliare anche all’Ordine dei Medici con l’invito ad evitare “dichiarazioni parziali e propagandistiche.”