Ashwagandha: come si usa e quali proprietà ha

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La pianta di Ashwagandha è della famiglia delle solenacee, e viene indicata anche con il nome di ginseng indiano. Essa viene usata di frequente da parte della medicina tradizionale ayurvedica, e i suoi effetti benefici scaturiscono soprattutto dai frutti e dalle radici. Si tratta di una pianta sempreverde che si trova in Medio Oriente, in India e in alcune zone dell’Africa. La parola Ashwagandha deriva dal termine “ashva”, che in sanscrito vuol dire “cavallo”: infatti le radici di questa pianta hanno un odore peculiare che ricorda appunto quello di un cavallo.

Perché usare l’Ashwagandha

Parlando di Ashwagandha proprietà e benefici non si può non citare l’impiego di questa pianta come tonico, a cui si ricorre da un lato per avere un surplus di energia e dall’altro lato per limitare i sintomi causati da ansia e stress. Alcune ricerche, per altro, lasciano intuire che ci potrebbero essere dei benefici per il trattamento del morbo di Alzheimer e di alcune forme tumorali, ma ulteriori studi sono necessari per avere conferme in tal senso. Nella medicina ayurvedica il ginseng indiano viene ritenuto un tonico di giovinezza grazie al quale è possibile mantenere il benessere sia fisico che mentale. Alcune ricerche, poi, fanno ipotizzare effetti antinfiammatori e neuroprotettivi della pianta. Come noto, riuscire a limitare la comparsa di stati infiammatori è molto importante per prevenire situazioni di pericolo per la salute umana.

Quando scegliere il ginseng indiano

L’artrite, l’iperglicemia e il diabete sono alcune condizioni per le quali è consigliabile l’adozione del ginseng indiano, che è raccomandato anche in presenza di infiammazioni della pelle, di dolore cronico, di affaticamento e di stress. Si tratta di disturbi che a volte presuppongono l’impiego di particolari parti della pianta: di volta in volta, dunque, sarà necessario fare riferimento ai frutti, alle radici, ai semi o alle foglie.

Ashwagandha e artrite: che cosa c’è da sapere

Il ginseng indiano ha una sua utilità in qualità di antidolorifico, vista la sua capacità di evitare che il sistema nervoso centrale possa essere attraversato dai segnali nervosi del dolore. Inoltre, questa pianta ha proprietà antinfiammatorie, e secondo tali studi vanta una certa efficacia per il trattamento dell’artrite reumatoide e di altre forme di artrite. Nel 2015 è stata condotta una ricerca che ha visto il coinvolgimento di 125 persone alle prese con dolori alle articolazioni; ebbene, lo studio in questione ha permesso di verificare il potenziale della pianta per il trattamento dell’artrite reumatoide.

La salute del cuore e del sistema cardiovascolare

Sempre nel 2015, un altro studio è stato effettuato per indagare gli effetti dell’estratto della radice di ginseng indiano rispetto alla salute del cuore e all’efficienza della respirazione. Ebbene, specialmente fra gli sportivi il nome Ashwagandha è conosciuto per la sua capacità di arrecare benefici al sistema cardiovascolare. grazie al ginseng indiano viene regolata la pressione alta, è possibile prevenire diverse patologie cardiache e si attenuano i dolori addominali. Ancora, il ginseng indiano contribuisce a ridurre il livello di colesterolo. Va segnalato, comunque, che ulteriori studi devono essere compiuti in tale direzione.

Come si assume il ginseng indiano

L’infusione è senza dubbio una delle modalità di assunzione del ginseng indiano più diffuse. Non bisogna far altro che preparare una tisana con le parti essiccate della pianta, per poi berla quando si desidera. In alternativa è possibile fare riferimento alle polveri, che sono solubili in acqua, o alle capsule. Il dosaggio varia in funzione del tipo di condizione che si intende trattare, e in effetti nessun dosaggio può essere considerato standard sulla base di ricerche cliniche approvate. Indagini scientifiche diverse si sono basate su dosaggi differenti, e alcuni studi lasciano intuire che una dose quotidiana compresa fra i 250 e i 600 milligrammi sarebbe in grado di attenuare lo stress.

Il morbo di Alzheimer

Vari studi hanno analizzato la capacità del ginseng indiano di impedire o comunque di rallentare la scomparsa delle funzioni cerebrali. Le ricerche sono state quasi tutte compiute su animali colpiti da condizioni neurodegenerative quali il morbo di Parkinson, la malattia di Huntington e il morbo di Alzheimer: tutte malattie che, a mano a mano che progrediscono, finiscono per danneggiare in parte i percorsi connettivi e il cervello, causando la perdita della memoria.