Per la Dda è cresciuto grazie alla ‘ndrangheta, confiscati beni ad imprenditore edile
Ammonta a poco meno di un milione e mezzo di euro il valore dei beni confiscati ad un imprenditore edile reggino, già attivo nel settore degli appalti pubblici, indiziato di contiguità alla ‘ndrangheta.
L’uomo è stato coinvolto nel corso di diverse attività investigative, dirette sempre dalla Dda, e dalle quali sarebbe emerso che la sua ascesa imprenditoriale possa essere stata favorita dall’appoggio della criminalità organizzata reggina.
In particolare, nell’operazione “Nuovo corso” (QUI), poi confluita nel cosiddetto processo “Epicentro” (QUI), lo stesso è stato condannato in primo grado ad otto anni di reclusione per il reato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso.
In virtù di ciò, la Direzione Distrettuale Antimafia ha delegato al Gico della Guardia di Finanza di svolgere un’indagine economico/patrimoniale finalizzata appunto all’applicazione nei suoi confronti di misure di prevenzione personali e patrimoniali.
I finanzieri hanno così ricostruito, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, anche documentale, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dell’imprenditore, il cui valore viene ritenuto “sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata”.
La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha decretato così la confisca, anche per equivalente, di quote di partecipazione al capitale di una società che opera nel noleggio di auto, di dodici fabbricati, otto terreni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in circa 1,4 milioni di euro.