Fondi Pac con documenti falsi: sette indagati per truffa, sequestrati 700mila euro
Una presunta truffa, che si stima superi i settecentomila euro, ai danni dell’Unione europea, dello Stato e della Regione Calabria e che secondo gli investigatori sarebbe stata messa in atto da sette italiani e dalle aziende agricole a loro riferibili, che operano nel catanzarese e che sono state tutte beneficiarie di aiuti comunitari nell’ambito della Pac, la Politica agricola comune, e più in particolare nel contesto del Psr, ovvero il Piano di sviluppo rurale relativo alle annualità che vanno dal 2014 al 2020.
Su questo assunto i finanzieri del capoluogo di regione hanno eseguito stamani un sequestro preventivo deciso dal Gip del tribunale locale su richiesta dell’Eppo, l’European Public Prosecutor’s office di Palermo.
Il provvedimento arriva al termine di accurate indagini condotte dai militari del gruppo nell’ambito dell’operazione denominata “Easy Land”, ed iniziata l’anno scorso.
Il tutto verte appunto sui contributi a favore degli indagati da parta dell’Arcea, l’agenzia della Regione che si occupa delle erogazioni in agricoltura e che canalizza i fondi provenienti dall’Unione Europea.
Si tratta in particolare di un programma di aiuti comunitari finalizzato a sovvenzionare le ditte individuali che operano nel campo della coltivazione e che mirano a sviluppare sul territorio calabrese la conversione dell’agricoltura tradizionale in quella biologica, in un periodo di sette anni.
Gli accertamenti condotti dai finanzieri catanzaresi, in coordinamento con il procuratore europeo del capoluogo siciliano, uniti all’analisi della documentazione acquisita presso la stessa Arcea, avrebbero messo in luce delle presunte condotte truffaldine degli indagati.
La tesi è che quest’ultimi, per ottenere illecitamente l’affidamento dei terreni e dei relativi contributi comunitari, abbiano prodotto delle certificazioni false attestanti il possesso dei requisiti richiesti dalla normativa, inducendo così in errore l’ente pagatore che ha poi elargito le somme oggi sotto sequestro.
Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta del procuratore delegato europeo dell’ufficio di Palermo, ha quindi emesso un provvedimento di sequestro preventivo di quello che viene ritenuto il profitto del reato di truffa aggravata in danno dell’Unione Europea e pari in totale a 713.377,61 euro, disponendo che si cautelassero le disponibilità finanziarie e i beni riconducibili agli indagati.
Nel corso dell’esecuzione della misura i finanzieri hanno bloccato e conseguentemente sequestrato i conti correnti e gli immobili intestati a quest’ultimi.