Ammazzati e gettati in un burrone a Mesoraca, un ergastolo e due condanne
La Corte d’Assise di Catanzaro, presieduta dal giudice Alessandro Bravin, ha condannato all’ergastolo il 55enne Pasquale Buonvicino; a trent’anni di reclusione il 23nne Salvatore Emanuel Buonvicino; ed a ventisette anni il 52enne Pietro Lavigna.
I tre erano alla sbarra con l’accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere in relazione all’assassinio degli allevatori Rosario e Salvatore Manfreda (QUI), padre e figlio rispettivamente di 69 e 35 anni, uccisi a Mesoraca nel giorno di Pasqua di quattro anni fa.
I Manfreda scomparvero infatti dalla popolosa cittadina dell’entroterra crotonese il 21 aprile del 2019 (QUI): entrambi erano andati a dar da mangiare agli animali della loro azienda, ma da lì non fecero più ritorno.
Qualche giorno dopo venne ritrovato il loro fuoristrada: il mezzo era stato bruciato ma le fiamme avevano risparmiato la targa permettendo così ai carabinieri di identificarlo come quello di padre figlio (QUI).
Il primo di luglio successivo, poi, la svolta nelle indagini con i fermi a carico di tre indagati: nell’immediatezza furono fermati Salvatorer Buonvicino e Lavigna (QUI) mentre Pasquale Bonvicino fu rintracciato qualche giorno dopo a Lugano, in Svizzera (QUI).
L’ipotesi degli inquirenti è che alla base dell’omicidio vi fossero dei banali motivi di vicinato (QUI): vittime e presunti assassini, che erano parenti, avrebbero avuto di diverbi per uno sconfinamento di capi di bestiame nei terreni dei vicini e per la contesa su un’eredità.
I cadaveri di padre e figlio furono ritrovati quasi cinque mesi dopo l’efferato assassinio, esattamente il 4 settembre del 2019, in un burrone nelle campagne di Mesoraca: per identificarli fu necessario l’esame del dna (QUI)