Le mani della ‘ndrangheta sulle strutture turistiche del vibonese, oltre trenta indagati
Associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori: sono questi reati a vario titolo contestati a trentadue persone finite sotto inchiesta e per undici delle quali si sono spalancare le porte del carcere, altre sette sono state sottoposte invece ai domiciliari, tredici ad altrettanti obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e una al divieto di dimora in Calabria.
Contestualmente è scattato un sequestro del valore complessivo di circa 250 mila euro, e che ha interessato tre ditte che operano nel settore turistico che si sono avvicendate nella gestione di uno stabilimento balneare di Nicotera Marina (nel vibonese), tuttora in esercizio; ed un’attività commerciale del settore floreale, a Milano. Tutte sarebbero riconducibili a soggetti ritenuti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta dei Mancuso.
I provvedimenti di oggi - prosieguo della precedente operazione Imperium (QUI) - sono stati eseguiti sia in Calabria, in particolare nelle province di Vibo, Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza, che del resto d’Italia, esattamente a Roma, Catania, Milano, Sondrio, Monza e Brianza, Caserta, Chieti e L’Aquila.
Gli esiti dei complessi approfondimenti investigativi fanno ritenere agli investigatori di aver accertato l’esistenza di un presunto gruppo criminale che sarebbe riconducibile ad un clan della provincia napitina e che, grazie alla forza di intimidazione “che - sostengono i militari - scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà” esistenti sul territorio, avrebbe acquisito il controllo di fatto di diverse attività commerciali, soprattutto nel settore turistico-alberghiero, tanto da condizionarne la gestione.
Gli amministratori di fatto e di diritto e altri soggetti che si sarebbero occupati del management delle stesse attività sono stati attinti oggi dalle misure cautelari personali.
A dar man forte alle ipotesi investigative della Direzione Distrettuale Antimafia hanno contribuito anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, secondo cui alcuni degli indagati di oggi, per favorire l’attività della cosca, nel corso degli anni si sarebbero attribuiti fittiziamente le quote di società o le cariche di amministrazione, e si sarebbero adoperati per assicurare a soggetti appartenenti al clan di ‘ndrangheta vibonese l’impunità o la non riconducibilità delle aziende in capo agli stessi, così da evitare provvedimenti di aggressione patrimoniale.
L’OPERAZIONE è stata eseguita dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione dello Scico, il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata. Alla fase esecutiva hanno partecipato oltre 140 finanzieri con l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego del Corpo. Le misure cautelari sono state disposte dal Gip del Tribunale di locale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.