La storia del blackjack
Le carte sono fedeli compagne dei momenti di relax, di divertimento in compagnia o da soli. Sì, perché con un mazzo di carte si può passare il tempo anche in solitudine, con uno dei vari solitari cui poter giocare. Ma, ovviamente, la parte più bella è quella della partita con parenti, amici o giocatori professionisti. I giochi di carte sono tra i pochi ad aver avuto la grande opportunità di sopravvivere anche al fenomeno della smaterializzazione e digitalizzazione del mondo. Altre tipologie di giochi, invece, non hanno avuto la stessa fortuna. Si pensi ai numerosi giochi di società o da fare all’aperto che stanno perdendo il proprio appeal specialmente tra le nuove generazioni. Le carte, invece, continuano ad avere quel successo che le contraddistingue da millenni, da quando sono state inventate, sembra, in Cina oltre 2500 anni fa. E la cosa si è amplificata proprio grazie al digitale, dato che molti classici sono giocabili sui dispositivi mobile e sui pc di tutto il mondo. Dal 7 e mezzo alla scopa, passando per Poker e Blackjack. Addirittura, grazie alla tecnologia dello streaming, è possibile accomodarsi virtualmente ad un tavolo per poter partecipare a mani di live blackjack piuttosto che di poker o baccarat. A proposito del blackjack, non tutti ne conoscono la storia, dando per scontato che sia possibile giocarci ovunque usando un doppio mazzo di carte francesi. Per questo, nelle prossime righe, proveremo a ripercorrere quella che è la vera storia di questo gioco, cercando di capire anche quando effettivamente esso sia sbarcato in Italia.
Le origini del blackjack
Partiamo con il dire che stiamo parlando di uno dei giochi di carte più longevi in assoluto e di maggior successo. Questo soprattutto a causa del fatto che le regole che lo contraddistinguono sono piuttosto semplici da imparare, mentre lo svolgimento di una mano risulta sempre particolarmente dinamica e veloce. Forse è anche questo il motivo per cui è praticamente presente nei palinsesti di ogni sala da gioco fisica o online dei giorni nostri. Ma quando è nato per la precisione? Come ogni cosa, non è facile riuscire a risalire alle reali origini, ma possiamo muoverci attraverso i punti di riferimento che le fonti storiche ci danno. Probabilmente la prima apparizione del blackjack, anche se non chiamato con questo nome, risale addirittura al primo triennio del 1600. Siamo in Spagna e Miguel de Cervantes, noto per essere lo scrittore del Don Chisciotte della Mancia, scrive in quel periodo le “Novelas Ejemplares”, ossia delle storie esemplari più o meno lunghe, ognuna delle quali raccontava un fatto specifico e diverso dall’altro. In una di queste, si parla di due persone che si divertivano a giocare ad un gioco che sembra fosse chiamato “Ventuno”, “Ventiuna” in spagnolo. Un numero che ci ricorda molto da vicino il moderno blackjack, in quanto è il suo punteggio massimo realizzabile. C’è chi, poi, prova a dire che il gioco fosse già stato inventato all’epoca degli Antichi Romani, che usavano delle tessere simili alle attuali carte, ognuna delle quali indicante un determinato valore numerico. Ma da quello che sappiamo, la fonte più attendibile è quella di chi vorrebbe il gioco inventato in Francia, leggermente più avanti al periodo descritto da Cervantes. Esso sarebbe stato frutto di una variante dell’allora più noto Chemin de Fer, gioco che riprende le regole del Baccarat, messa a punto dai casinò francesi del Settecento. Il nome di tale versione era “Vingt-et-Un”, ossia 21. Lo scopo del gioco era effettuare una combinazione di carte che desse come risultato finale ventuno punti. Ma le regole, rispetto all’attuale blackjack, erano diverse da quelle che conosciamo oggi. Qui, infatti, si andava avanti fintanto che uno dei partecipanti non riuscisse a realizzare proprio ventuno punti precisi, portandosi a casa tutte le scommesse degli altri giocatori al tavolo.
La svolta americana dell’800
Ma se il blackjack ha il nome e le regole che conosciamo tutti benissimo, ciò è probabilmente dovuto allo sbarco di questo gioco di carte negli Stati Uniti d’America nel corso dell’Ottocento. Qui, infatti, grazie all’arrivo di molte persone dall’Europa, il gioco si diffuse rapidamente e venne cambiato nella sua identità, rendendolo più veloce e dinamico di quanto non fosse nella sua versione transalpina. Innanzitutto, i giocatori potevano decidere di fermarsi una volta raggiunto un punteggio da loro considerato sufficientemente alto per poter vincere la mano, mentre la combinazione vincente per eccellenza era quella che dava 21 punti tramite il Jack e l’Asso di picche. Una combinazione rara, che decretava la vittoria immediata della mano e che veniva pagata più di tutte le altre (10 a 1 all’incirca). Così si spiega il nuovo nome del gioco “blackjack”. A cambiare, però, è anche la partecipazione dei giocatori ad ogni mano, passando da più giocatori in contemporanea a una mano uno contro uno, tra partecipante e mazziere, noto anche come banco. A parità di punteggio, sarà sempre quest’ultimo a vincere la posta in palio.
Il proibizionismo e il successo definitivo
Ma all’inizio del Novecento, il blackjack, come molti altri giochi da casinò, venne inibito da una politica proibizionista portata avanti dall’allora governo americano. Il gioco d’azzardo venne addirittura bandito da tutti gli stati appartenenti alla confederazione a stelle e strisce. Ma la cosa non durò moltissimo, dato che all’alba degli Anni ‘30 il proibizionismo decadde e il gioco tornò ad essere presto legale. Non solo a Las Vegas o nello Stato del Nevada, bensì un po’ ovunque. E da quel momento fu un escalation di successo per il blackjack, che venne addirittura messo sotto la lente di ingrandimento di studi matematico-scientifici di livello, in particolare nel corso degli Anni Sessanta e Settanta del Novecento. Non per caso, una volta scoperti diversi metodi per contare le carte a Blackjack, si decise di inserire una clausola nel regolamento ufficiale, che vietava sistematicamente la conta delle carte nel corso della mano.
Il Blackjack in Italia
E da noi? Quando è arrivato il blackjack? Domanda alla quale possiamo tranquillamente trovare una risposta dicendo che, dapprima fu l’influenza transalpina a portarlo, seppur con scarso successo, a partire dai primi anni dell’Ottocento. La grande espansione, invece, si ebbe negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, quando i soldati americani, arrivati nel nostro Paese per combattere l’invasione nazifascista e regalarci la Liberazione, quest’anno così celebrata a Cosenza, esportarono da noi giochi di carte come Poker e Blackjack, per l’appunto. Dai soldati ai casinò il passo fu molto breve, per quanto il blackjack dovette soffrire per un bel po’ di tempo la concorrenza del molto simile e tutto italiano Sette e Mezzo. Al giorno d’oggi, però, il gioco franco-americano fa parte fissa del bagaglio culturale delle carte di tutti i giocatori nostrani.