Libri: l’esordio di Filippo Rosace con “Il vigneto del presente”

Reggio Calabria Attualità

Sacrificare il figlio maschio in cambio del raccolto più ricco. Era la legge del dio babilonese Marduk, l'imperativo crudele al quale bisognava obbedire per divenire ricco e forte. Alla legge del sacrificio rispondono anche le regole ferree della mafia. Chi si mette in affari con la "famiglia" rinuncia sempre a qualcosa, soprattutto al diritto di scegliere. E' il prezzo del denaro, del potere, della tranquillità. Un'amara verita' raccontata nel romanzo dell'esordiente Filippo Rosace 'Il vigneto del presente', edito da Citta' del Sole Edizioni, che sarà presentato per la prima volta al prossimo Salone del libro di Torino. L'autore sara' allo stand della Regione Calabria venerdì 13 maggio alle ore 17, in un incontro con l'editore Franco Arcidiaco e il presidente del circolo culturale "Rhegium Julii" Giuseppe Casile. Residente da anni in Calabria, giornalista, collaboratore del periodico Narcomafie, Rosace conosce bene le dinamiche della criminalità e in questa sua prima opera ne da' prova. Dal sapiente intreccio di storie emerge efficacemente lo spaccato di un'Italia corrotta e malata, dove sotto l'apparente normalità si nascondono trame mafiose di ogni livello. Dalla Milano dell'alta finanza, dove la 'ndrangheta usa lo strumento altamente persuasivo dei soldi, provenienti dalle tante attivita' illecite, per aprire facilmente le porte dei cosiddetti salotti buoni, fino a quel Sud in cui la camorra violenta e sanguinaria spadroneggia con la punizione esemplare, con il fatto che deve suscitare clamore e terrore, con il controllo capillare della comunita' e dei singoli. Il vigneto del presente fotografa questo contesto, con una struttura narrativa che si apre a raggiera su personaggi e situazioni, costruendo in uno stile nitido e accattivante una storia di traffici di droga, omicidi e corruzione. E' soprattutto su un aspetto che l'autore si sofferma e fa riflettere: la difficolta' di sottrarsi alla morsa della criminalita', una volta che si e' coinvolti nei suoi affari. Come accade ai due protagonisti, due giovani che nulla sanno della realta' malavitosa in cui vivono e con la quale, loro malgrado, entrano in contatto. Perche' la mafia non ammette deroghe, controlla il territorio e chi ci vive, e con le buone o con le cattive, influenza, decide, e infine schiaccia. L'autore non racconta una favola a lieto fine, non consegna un messaggio edificante; i cattivi non soccombono, le vittime, innocenti e non, rimangono sulla strada senza colpevoli, e il sistema perpetua se stesso, perche' trovera' sempre volenterosi contadini pronti a sacrificare il figlio maschio primogenito per la vendemmia piu' ricca. Tuttavia, per chi vuole esercitare la capacita' di scegliere, per chi decide che non vuole stare sotto il giogo soffocante di un padrone, per chi rifiuta il dono del dio, ecco un finale aperto alla speranza. Perche', se si vuole, c'e' sempre un modo per sfuggire a un destino che altri hanno scritto per noi. Filippo Rosace e' nato a Lecco nel 1976. Nel 1993 si e' diplomato alla Milton High School of Vermont (USA). Laureato in Conservazione dei Beni culturali presso l'Universita' di Parma, vive da diversi anni a Reggio Calabria, dove e' responsabile dell'Ufficio Biblioteca presso il Consiglio Regionale della Calabria. Giornalista pubblicista, collabora alla rivista "Narcomafie". E' al suo primo romanzo.