Carcere di Cosenza. Caldo, detenuti: “manca l’aria”. Osservatorio: situazione “critica”
“Qui manca l’aria … stiamo male fisicamente e mentalmente … è uno stato di malessere inspiegabile, nonostante gli sforzi della penitenziaria … è come vedere tutto il giorno appannato … chiudete gli occhi e provate a immaginare come abbiamo vissuto nei giorni scorsi, con il grande caldo, senza aria, pensavamo soltanto a sopravvivere giorno dopo giorno ... alcuni di noi sono andati in infermeria perché si sono sentiti male … questi pannelli sono un inferno che toglie fuori la parte peggiore di noi ...”.
A parlare sono i detenuti nelle sezioni di media e alta sicurezza del penitenziario di Cosenza. A raccogliere il loro grido sono stati i rappresentati del Consiglio direttivo della Camera penale bruzia e l’Osservatorio “Carcere”, che hanno visitato, alla vigilia di ferragosto, la casa circondariale cittadina.
La lamentela dei detenuti fa riferimento al fatto che nelle celle che li ospitano, nelle due sezioni, le finestre sono chiuse con dei pannelli opachi di plexiglass, dei “veri e propri muri che - costituendo un ‘carcere nel carcere - impediscono anche il minimo sguardo verso il mondo esterno e non consentono l’adeguato ricambio d’aria, con logiche ricadute in termini di igiene e salubrità degli stessi locali, in cui sono ubicati angolo cottura e bagno”, evidenziano Gabriele Posteraro e Roberto Le Pera, rispettivamente Segretario e Presidente della Camera Penale cosentina.
I due rappresentati sottolineano come questo “sistema” applicato alle finestre, renda anche impossibile al detenuto un contatto visivo con il mondo esterno, e che comprometta “la capacità psicofisica della persona, in quanto la privazione di tale stimolazione visiva -come scritto nelle raccomandazioni del Garante nazionale dei detenuti - può avere effetti contrari al senso di umanità della pena”.
Posteraro e Le Pera, dopo la visita alla casa circondariale hanno redatto un’apposita relazione chiedendo quindi al garanti regionale dei detenuti ed al collega comunale, di esercitare le proprie prerogative istituzionali e far ripristinare “i più elementari diritti costituzionali”.
Una necessità impellente per il Consiglio direttivo bruzio considerato anche il sovraffollamento della struttura che a fronte di una capienza regolamentata dal Ministero della Giustizia di 218 posti, al momento ospita invece 282 detenuti; sottodimensionato anche il personale che dovrebbe essere composto da 169 unità quando invece nel dispone di 139.
Un altro aspetto critico sarebbe poi quello clinico: “… per l’intera popolazione carceraria – scrivono dal Consiglio - sono previsti un solo psichiatra e una psicologa, che è assente da diversi mesi, mai sostituita, con la concreta impossibilità di procedere sia con la visita psicologica prevista, in ingresso, dal ‘servizio nuovi giunti’, sia conseguentemente alle prescrizioni di visita specialistica da parte del medico di base carcerario, circostanza di certa gravità in considerazione del fatto che nella Struttura di Cosenza sono conclamati (nonostante l’assenza di accertamenti su base psicologica) almeno 30 casi di detenuti con disturbi comportamentali”
Inoltre, le cartelle cliniche dei reclusi e dagli stessi richieste per la tutela dei propri diritti, sarebbero rilasciate dall’Area sanitaria in tempi definiti “non ragionevoli”.
Infine, la situazione dei 52 detenuti stranieri che sarebbero privati, ancora oggi, della figura del “mediatore culturale”, circostanza che impedirebbe loro ogni comunicazione con il personale intramurario, soprattutto con quello sanitario; e il diritto, da parte dei genitori detenuti, al riconoscimento dei propri figli che sarebbe di fatto precluso “poiché la Magistratura di sorveglianza, per i detenuti definitivi, non ne autorizza la presenza/traduzione presso i competenti Uffici, né l’Amministrazione comunale di Cosenza acconsente alla dislocazione degli adempimenti burocratici nella Struttura carceraria”.